domenica 25 febbraio 2024

Esperienza di bellezza

Gen 22,1-2.9.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31-34; Mc 9,2-10

Prima considerazione
Da inizio anno pastorale, il venerdì pomeriggio lo dedico alla confessione dei ragazzi del catechismo, in modo che prendano contatto e confidenza con l'esercizio della coscienza e si rendano capaci di un minimo discernimento tra il bene e il male...
Venerdì scorso in una confessione un ragazzino mi confida che gli capita di avere dubbi sull'esistenza di Dio.
Meno male, finalmente qualcuno che si fa delle domande...
Meno male, finalmente qualcuno che mette in discussione con il suo dubbio quanto gli abbiamo trasmesso in questi anni ... e ci rimanda la nostra inadeguatezza a rappresentare Dio e a parlare di Dio.
Seconda considerazione
Una storiella … accaduta veramente alla cassa del supermercato Conad Campanella sabato 17 febbraio.
“… la signora alla cassiera: ieri sera li ha visti per la strada … 
C’era uno con una luce in testa e un crocione ... e dietro un gruppo di gente strana … 
Mi sono spaventata … sarà mica una strana setta …
Volevo chiamare i Carabinieri …”
La cassiera risponde: “… si si, pure io li ho visti… si si una setta … anche io avrei chiamato i Carabinieri …”
Ma guarda quella gente strana eravamo noi per la via Crucis e quello con la luce in testa ero proprio io …

Mio commento: è palese la scarsa incisività delle nostre iniziative parrocchiali, i nostri segni del sacro non riescono più a comunicarlo … non hanno fascino, non bellezza, non c'è stupore e meraviglia in ciò che facciamo. 
Amara considerazione: la parrocchia nel nostro territorio è ormai irrilevante rispetto alla vita reale…

1) C'è tra noi, in questa parrocchia, la convinzione di non aver bisogno di imparare, che siamo già formati e che quello che dovevamo sapere l'abbiamo già imparato.
Per questo ci limitiamo ai riti di precetto o a vivere una fede fatta di devozioni. Inoltre il rapporto con la Parola sembra essere un corollario della Messa domenicale, ma non esiste l'idea della meditazione, della lettura biblica, del confronto tra vita e scrittura.
2) Cosa di bello siamo capaci di condividere con gli altri del nostro incontro sul monte con il Signore? Esiste un momento della nostra vita in cui abbiamo fatto esperienza della bellezza di Dio?
3) Si è parlato per tanto tempo di necessità di evangelizzare, o meglio di una nuova evangelizzazione, ma forse il vero problema siamo noi che dobbiamo rievangelizzarci
I problemi non sono solo quelli fuori di noi, ma sono nel nostro interno, siamo noi che esprimiamo il cuore della Chiesa; se il nostro cuore è arido, freddo, e non accogliente, se non abbiamo vita spirituale e interiore, quale esperienza di fede comunichiamo, quale bellezza esprimiamo? Infatti è condizione indispensabile per portare il Vangelo ad altri averlo dentro di sé, non solo tra le mani o nella mente: nessuno dà ciò che non ha.

Come comunicare la bella immagine di Gesù?
Nel tempo ci siamo accorti che Gesù lo abbiamo rivestito come un manichino di vestiti diversissimi, per secoli con il vestito della sola fede dogmatica; poi con quello della sola ricerca scientifica e storica; poi con quello della sociologia e psicologia applicata alla realtà; ecc ...: Gesù, un manichino pronto a indossare il vestito che la moda del momento impone.
Ma quale è la bella immagine di Gesú, se non quella della trasfigurazione, occorre lasciare che lo Spirito ci accompagni sul monte e che nella nube riempia di presenza la nostra esistenza. 
La bellezza luminosa di Gesù nasce dall'accoglierlo nella vita, nel radicare il vangelo in noi, le sue parole e i suoi sentimenti.
Non ci sono parole capaci di spiegare, a raccontare, l'immagine dell'incontro col Signore: il silenzio custodisca quella luce radiosa, la protegga e le permetta di straripare fuori da dentro di noi. 
Ma per fare esperienza di bellezzadobbiamo salire sul monte è avvicinarci un po’ a Dio. Gesù anche lui sale il monte e come allora portò i tre discepoli, oggi conduce ciascuno a fare la stessa esperienza ... stare con lui trasfigurato.
Oggi trasfigurato dalla sofferenza di tanti fratelli, ma anche lo stesso volto di bellezza che ci ispira la gloria della Risurrezione. Dunque, Gesù annuncia la sua morte, li porta sul monte e fa vedere loro cosa succederà dopo, la Risurrezione. La bellezza luminosa di Gesú non è un fenomeno fisico, ma esistenziale ed è la certezza che il Signore Risorto non permette al buio della morte di avere l’ultima parola.
Oggi ci sentiamo smarriti, incapaci di reagire di fronte  a questo dramma sicuro della guerra, ci sentiamo impauriti di fronte ai grandi enigmi come la malattia, il dolore innocente o il mistero della morte; e nella fede, spesso inciampiamo. 
A maggior ragione anche noi siamo chiamati a salire sul monte, a contemplare la bellezza del Risorto che accende lampi di luce in ogni frammento della nostra vita e ci aiuta a interpretare la storia a partire dalla vittoria pasquale. La bellezza di ciò che è sul monte attraverso noi appartiene alla realtà che vediamo. Per evangelizzarci lasciamoci portare sul monte della bellezza.
Salire sul monte non è dimenticare la realtà; pregare non è mai evadere dalle fatiche della vita; la luce della fede non serve per una bella emozione spirituale. Siamo chiamati a fare esperienza dell’incontro con Cristo perché, illuminati della sua luce, possiamo portarla e farla risplendere ovunque. 

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