domenica 18 febbraio 2024

Le meraviglie del deserto quaresimal

Gen 9,8-15; Sal 24; 1 Pt 3,18-22; Mc 1,12-15

Marco non ci racconta le tentazioni, né il dialogo di Gesù con il tentatore. L’accento è posto su: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo”. Sembrerebbe quasi che annunciare il regno di Dio sia il frutto dell'esperienza contenuta tra la tentazione, ovvero la scoperta e il riconoscimento della fragilità, del limite, del peccato e del male e in opposto riconoscere la vicinanza di Dio, della misericordia, il prendersi cura con amorevole tenerezza di Padre di tutti noi suoi figli. È da questa tensione che si diventa annunciatori del regno di Dio.Lo spazio fisico in cui nasce questa capacità di annuncio è il deserto: lo Spirito spinge Gesù nel deserto, nel luogo della prova e della tentazione, perché la Parola ascoltata dal Padre aveva bisogno di scendere nella sua carne, nella sua vita. Anche noi possiamo dire che di fronte a decisioni importanti, cambiamenti di rotta o momenti di crisi, dovremmo lasciare che lo Spirito ci spinga nel deserto. Gesù aveva bisogno di andare nel deserto a cercare la sua anima, per stare un po’ in solitudine, per dialogare in maniera profonda con il Padre. Gesù inizia un lungo viaggio alla ricerca di se stesso, alla ricerca di suo Padre, della sua strada, del suo volto, della sua Parola. Porta domande e cerca risposte. Prega, in silenzio, in attesa, desidera. Lui sa di essere amato dal Padre. Lo ha sentito nel profondo. Ora cerca la sua strada e si addentra nella solitudine del deserto. Si chiede e chiede a Dio Padre quale fosse la sua missione; chiede come portarla a termine e come, dopo 30 anni a Nazareth, iniziare il cammino. Qualcosa finiva e qualcos’altro cominciava. Il deserto sono, come per noi, i giorni nei quali Gesù sente il Padre dire: “Tu sei il mio amato figlio, mio figlio prediletto". Ma sono pure i giorni della tentazione, dell'inquietudine, nei quali, non sempre si ascolta il Padre; giorni di silenzio e di ricerca; giorni di fame e di sete. Per Gesù è stato un momento di rottura. La Parola ascoltata è entrata a contatto con la sua vita. È in tale prova che si capisce se la Parola è la forza che ci sorregge, se “tiene” realmente, se resiste, se è vera. Lì si vede se davvero ci fidiamo di Dio, se nel momento della prova continuiamo ad ascoltare e a fidarci, oppure se scegliamo altre strade, se preferiamo una scorciatoia, se facciamo da noi stessi. Gesù aveva bisogno di silenzio e solitudine per guardarsi dentro, chissà quante cose si saranno detti Gesù e suo Padre in privato! Inoltre avrà avuto paura. Si sarà sentito solo e avrà rimpianto la sua famiglia. Avrà avuto così tante domande su di Lui e il desiderio di partire per compiere la volontà del Padre ... Il deserto è allora un momento cruciale nella vita di ogni persona. Egli aveva bisogno di confrontarsi con il Padre, confrontarsi con se stesso e chiedersi: "Chi sono io?”. Qual è la mia missione?”. Egli ha passato ciò che passiamo noi e così ci può indicare la strada. Infatti una cosa è la teoria della nostra fede, la professione del nostro credere. Altra cosa è l’incontro della fede con gli eventi della vita, quando non sempre o non subito la Parola sembra combaciare con ciò che ci accade. È in quel deserto della vita e nel silenzio interiore che Gesù, lentamente impasta la propria vita con la fede nel Padre, con quelle Parole frutto di un dialogo intimo e personale. Tutto questo, nasce normalmente quando l'uomo si pone di fronte all'immensità del deserto. È in quello spazio che l'umano impara a volare alto, a gustare la libertà, e la parola diviene capace di speranza per tutti coloro che ascoltano: “Convertitevi e credete nel Vangelo”. Convertirsi, infatti è una grande parola di speranza, è la possibilità offerta a tutti di iniziare una vita nuova. Nel deserto Gesù sperimenta che questo è stato possibile per Lui, ed ora lo annuncia a tutti.

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