mercoledì 31 luglio 2024

Un tesoro in noi.

Ger 15,10.16-21 e Mt 13,44-46

Quale tesoro cerchi? In verità ciascuno è alla ricerca del suo tesoro. Il tesoro è ciò in cui uno fa consistere la felicità, ognuno ha un sogno di felicità, questo è il tesoro nascosto di cui si va in ricerca. Ecco che nell'immagine della parabola, Gesù, unisce il mistero di Dio  e il desiderio di conoscerlo, al.desiderio della propria felicità, perché uno è fatto per essere felice. Quando comprendiamo che solo investendo nell'amore diventiamo padroni di noi stessi, cioè del campo, in quel preciso momento troviamo il tesoro in noi, ma che è anche il regno di Dio.

martedì 30 luglio 2024

Il fine della zizzania

Ger 17-17-22 e Mt 13,36-43

In modo singolare Gesù spiega la parabola della zizzania e ci proietta dal piano terreno a quello ultraterreno; dalla vita sulla terra, alla condizione paradisiaca. Quando saremo in cielo, alla fine del mondo, quando il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, saremo liberati da ogni zizzania e vivremo in pace e serenità, ma oggi dobbiamo convivere con le problematicità e i conflitti, spesso drammatici, della vita e della nostra storia.
Oggi giorno ci confrontiamo con grano e zizzania in un camminare, certamente non facile, ma che ci conduce a realizzare nella vita un necessario processo di riconciliazione, a partire da noi stessi.

lunedì 29 luglio 2024

Marta risorge per prima

1Gv 4,7-16 e Gv 11,19-27

In questi versetti assistiamo quasi la pretesa di Marta circa la risurrezione di suo fratello - pretesa del miracolo -, ma alla fine la vera risurrezione sarà la vita niova di chi crede che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio che viene nel mondo. Tutto il Vangelo di Giovanni mira ailluminarci su questo: Gesù Cristo è il Figlio di Dio e in lui abbiamo la vita eterna. Quindi in questo momento Marta ha la vita eterna, mentre è in vita, non solo dopo morta. Marta realizza pienamente quello che è l’obiettivo del Vangelo. La risurrezione è credere nel Signore, nel Cristo, nel Figlio di Dio che viene nel mondo. Ma cosa viene a fare? Ad aprire i nostri sepolcri, a comunicarci la sua vita,  ad eliminare per sempre la morte perché ci dona una vita nell’amore e l’amore è eterno perché è Dio.


domenica 28 luglio 2024

Il pane segno efficace di Dio

2Re 4,42-44     Sal 144     Ef 4,1-6    Gv 6,1-15

Solitamente in questi ultimi anni mi affido alla lettura narrativa del vangelo, tralasciando tutto il bagaglio di nozioni esegetiche che stanno dietro la pagina che normalmente si proclama. Ma oggi questo approccio sarebbe troppo riduttivo, per cui vi propongo di puntualizzare alcuni concetti emergenti. Anche perché la lettura del capitolo sesto di Giovanni ci accompagnerà per le prossime domeniche.

IL SEGNO

1) Il primo concetto che dobbiamo chiarire è che cosa è un segno nel vangelo di Giovanni?

Un segno non è un miracolo, cioè non un fatto straordinario in sé stesso, fuori da ogni logica e regola razionale e scientifiche, ma il segno rimanda a una realtà e verità più profonda a cui i discepoli di Gesù, e ogni uomo è chiamato ad aprirsi e ad accogliere con la fede. Attraverso i segni, che Gesù ci fa conoscere e ci rende evidente il desiderio di Dio di rivelarsi, manifestarsi e agire attraverso l'esperienza concreta della nostra vita ed esistenza. Ecco allora che il segno rivela l'agire del Messia, solo il Messi può compiere quei segni.

Se negli altri vangeli Gesù compie il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci per sfamare la fame della gente, nel vangelo di Giovanni questo moltiplicare il pane e i pesci, non è un miracolo ma è il segno che manifesta la salvezza di Dio attraverso quel segno del pane, così come abbiamo imparato riflettendo l'ultima cena di Gesù: dove lui ci dona il suo corpo e sangue, è pane vivo, pane della vita.

IL FATTO

2) Questo brano ci arriva alla fine di un processo di formazione che parte dal fatto in sé della moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci ... Fatto che si fissa immediatamente nella tradizione orale, cioè nel parlato della gente, al punto che già nel 380 d.C. la pellegrina Egeria, ci da testimonianza nel suo diario, del luogo della moltiplicazione.

Ma quel fatto nella prima comunità dei discepoli di Giovanni (non il Battista) viene immediatamente collegato ai discorsi di Gesù sul pane e all'ultima cena, al punto che ciò che noi oggi leggiamo in realtà è il punto conclusivo di una importante riflessione teologica sull'eucaristia.

IL PANE

3) Quel pane moltiplicato, condiviso, mangiato... In realtà per il Signore quel pane rappresenta ed è veramente il segno di sé stesso, di tutto sé stesso, che continuamente e costantemente, grazie all'esserci della Chiesa e del sacerdozio, rimane nel tempo e nella storia umana garantendo e realizzando la comunione tra Dio e l'uomo: il Dio con noi non è solo un'immagine profetica, ma una realtà che abbraccio e coinvolge tutto il creato e tutto ciò che esiste. Quel pane ne è il segno ... Quel pane è pure segno di ogni nostra eucaristia dove Gesù continua a moltiplicare il pane con noi e per noi e per tutto l'universo.

IL PENSIERO DI GESU'

4) Detto questo ora dobbiamo mettere in evidenza quale pensiero di Gesù emerge dal vangelo.

Certamente la preoccupazione di Gesù era che la gente avesse fame e che fosse indispensabile che fosse Lui a procurargli il nutrimento per il loro sostentamento e la loro salvezza.

Ma è proprio questo pensiero che travalica il fatto e diviene motivazione della nostra eucaristia: come ci raggiunge Dio?

Come ci sazia con sé stesso?

Come alimenta la nostra fede e speranza?

Ecco che Gesù stesso si identifica con il Pane della Vita, affermando che chi viene a Lui non avrà più fame e chi crede in Lui non avrà più sete.

La sua identificazione con il Pane della Vita sottolinea il suo ruolo essenziale nel nutrire e soddisfare, nella Pasqua di risurrezione, le profonde esigenze dell'uomo.

sabato 27 luglio 2024

Una scomoda convivenza in noi stessi

Ger 7,1-11 e Mt 13,24-30

Continuando la lettura introspettiva della parabola, in relazione a Gesù, se il seme è la sua parola, ecco che in questa immagine la parola, lui stesso si misura e si accosta alla zizzania. Che cosa la zizzania? È il seme del nemico ... è il seme del nemico, é il male, è la morte ecc... È il seme che il maligno va a seminare proprio lì dove il figlio dell'uomo semina la sua parola. Non dobbiamo quindi stupirci se quando viviamo la parola di Gesú subiamo la contrapposizione e il difficile confronto col male. Così è il terreno del mondo, il giardino dell'Eden è stato contaminato, e non ci venga in mente di estirpare la zizzania perché anche dentro di noi coesistono grano e zizzania. 

venerdì 26 luglio 2024

Dove semina il seminatore?

Ger 3,14-17 e Mt 13,18-23

Il seminatore viene per seminare - anche oggi -, nei solchi dell'umanità il seme della Parola. Egli semina nei solchi dell’umanità. I solchi dicono l'umanità segnata dal tempo e dalla Storia. E così la storia degli uomini diventa lo spazio e la realtà dello stesso Regno. Quel Regno di Dio che non è un di più che si aggiunge, ma che nasce lì dove il cuore dell'uomo accoglie la parola e si converte. La semina è il tempo di gettare via piangendo, come dicono i salmi, per poi raccogliere nella gioia.

giovedì 25 luglio 2024

Festa di san Giacomo

2Cor 4,7-15 e Mt 20,20-28

Giacomo fu il primo apostolo martirizzato, ma per giungere a tale testimonianza,Giacomo ha dovuto fare un gran cammino, umano e di fede. Questo brano è tutto un contrappunto tra le due glorie: la gloria del Figlio dell'uomo che è quella di Dio e la gloria dell'uomo. La gloria del Figlio dell'uomo che è amare servire, dare vita, far vivere in libertà. La gloria dell'uomo che è quella dell'egoismo, che è servirsi degli altri, dominarli, spadroneggiarli, renderli schiavi e dare la morte. Ed è su queste due glorie che si gioca tutta la storia di ogni singola persona e dell’umanità.(Silvano Fausti, SJ)

mercoledì 24 luglio 2024

Seminare oltre la ragione

Ger 1,1.4-10 e Mt 13,1-9

Questa parabola parte da una immagine irrazionale, perché non è normale sprecare il seme sapendo che sarebbe caduto in un terreno incapace di accoglierlo e permetterne la moltiplicazione. Ma l'immagine parabolica seva per illunminare la nostra logica razionale e introdurci nell'dea che Gesù ha del dono di sé stesso: Il dono è indistinto, indipendentemente dalla possibilità e ricettività dell'accoglienza. È questa condizione che ci mette in crisi, specialmente nella vita comunitaria dove ci aspettiamo l'accoglienza della parola seminata. Ma se noi stessi siamo come il terreno sassoso?

martedì 23 luglio 2024

Rimanere per amare

Gal 2,19-20 e Gv 15,1-8

Per la Chiesa Cattolica Universale oggi è Santa Brigida, per le Chiese dell'Emilia Romagna, è il patrono, Sant'Apollinare. Seguiamo la liturgia della Chiesa Universale e ci mettiamo difronte al desiderio di Gesù: "Rimanete in me". Sembrerebbe che Gesù ci voglia solo per lui, per incatenati a lui, ma in realtà non è un imperativo obbligante; credo invece che quel desiderio esprima solo: "per favore aspetta qui davanti a me, non temere, non andartene, ma rimani per accogliermi". Forse il rimanere è solo un modo di amare.

lunedì 22 luglio 2024

La risurrezione come nuovo inizio

2Cor 5, 14-17 e Gv 20,1-2.11-18

Un racconto diverso, questo vangelo, quello in cui la risurrezione incontra la vita di Maria Maddalena. Non è una cronaca o un racconto simbolico, ma una vera testimonianza di ciò che è accaduto per la Maddalena, nel momento in cui la risurrezione diviene per lei un fatto reale. Dalla vita capace di lacrime e di tristezza alla incredibile esperienza di un nuovo inizio: quella tomba vuota è ciò che dice alla nostra paura di fronte alla morte che lì è risorto il nostro Signore, che c'è una vita nuova.

domenica 21 luglio 2024

Gesù ci tiene con sé

Ger 23,1-6   Sal 22   Ef 2,13-18   Mc 6,30-34

La realtà storica, culturale in cui viviamo, la creazione con tutto ciò che rappresenta, terra, cielo, universo, cosmo ecc ... la nostra vita e la vita di chi ci ha preceduto con tutte le circostanze e le responsabilità,  tutto questo è mediazione per la rivelazione del mistero di Dio creatore e salvatore...

Comprendere le Scritture sacre non è solo una questione di logica, sintassi, grammatica e traduzione... comprendere le Scritture significa entrare nel tempo, percorrerlo insieme agli uomini e alle donne che lo hanno vissuto e rintracciare con loro la presenza del mistero.
L'immagine del Dio pastore appartiene alla vita di un popolo che ha identificato in questa figura tutto il suo desiderio di essere unito a Dio, l’unico capace di prendersi cura di un gregge che spesso è disperso, aggredito, usato e sfruttato. Questa immagine recupera situazioni storiche e di vita ben precise.

Come anche il Dio liberatore e guerriero è immagine concreta che nasce nell'esperienza della liberazione nel momento in cui il popolo sperimenta l'oppressione degli egiziani.
Così pure Paolo ci parla di Dio, attraverso Gesù e da come lui stesso abbia visto in Gesù colui che porta a pienezza la storia che stava vivendo. Il tempo dell'annuncio una parola nuova ... il tempo del confronto nascosto con culture e religioni diverse e antiche.

L'inno ai filippini è la sintesi della comunione con Cristo in una Chiesa che da subito appare già molto umanamente divisa.

E così anche il vangelo ci presenta la necessità di non smarrire mai il cuore della nostra relazione con Gesù.

Un Gesù che chiede di stare con lui ... quanto io ci sto con lui e cosa significa questo stare? Un Gesù che ascolta il racconto di un'esperienza, ma cosa gli racconto io?

Un Gesù che ha compassione ... una chiesa che ha compassione non è una chiesa ripiegata su se stessa sulle sue liturgie, sui suoi riti e programmi pastorali.

Credo che in queste domeniche scendere dentro la mia umanità significhi riconoscere l’unico che è estremamente umano, e che in questo suo essere umano non pone solo dei segni miracolosi, ma vuole farci fare esperienza di un Dio padre amorevole...capace di dare senso anche alle nostre fragilità.

sabato 20 luglio 2024

Un Dio troppo umano

Mi 2,1-5 e Mt 12 14-21

Nel vangelo di oggi troviamo di fronte al padosso di un Dio che si fa uomo, un Dio umano. Da una parte ci sono i miracoli e le guarigioni, dall'altra la fragilita di una presenza non riconosciuta e condannata a morire. Eppure è un Dio umano che si riveste della profezia di Isaia: il Messia sarà un servo taciturno e mite, fragile come una canna incrinata, come una fiamma smorta. Ma è proprio in questa nostra fragilità che abita Dio, e la nostra unanita chiede a ciascuno una riflessione unica e personale: senza un Dio umano la nostra vita non ha alcuna ragione di esistere.


venerdì 19 luglio 2024

Gesù trasgredisce il "sabato"

Is 38,1-6.21-22.7-8 e Mt 12,1-8

C'è qualcosa di sostanziale in queste discussioni c9n scribi e farisei. Se leggiamo con attenzione, si vede che i primi due fatti narrati, sono centrati sul sabato. Si svolgono di sabato e sono una trasgressione da parte di Gesù della legge e anche del significato del sabato. Il primo brano è circa il mangiare di sabato; nel secondo brano Gesù guarisce di sabato, guarisce l'uomo che ha la mano inaridita. La legge è per l'uomo, per portarlo a pienezza, non può essere un contenitore che lo ingabbia, o un paletto che ne limita la libertà e la possibilità. Non possiamo deformare la vita cristiana con leggi e precetti.

giovedì 18 luglio 2024

Un giogo necessario

Is 26,7-9.12.16-19 e Mt 11,28-30

Come è questo giogo? dice Gesù che il suo giogo non è pesante, non è opprimente, anzi è un giogo dolce. Non è il giogo imposto dagli scribi e dai farisei di allora ... Oggi il giogo è uno stile di vita frenetico e frantumante ... un giogo che è espressione di una vita faticosa e opprimente. Gesù invita stanchi e oppressi a prendere il suo giogo. Come dire, la rivendicazione di libertà e autonomia ha prodotto l'esclusione di Dio dalla vita, ma in realtà, questa esclusione non è stato un alleggerire, ma un aggravamento della pesantezza. Dio invece, dice Gesù, è il giogo dolce e capace di rendere piena la vita. Ma gli uomini non vogliono il giogo che è Dio. Ma accettano ben altri gioghi.

mercoledì 17 luglio 2024

Una grande piccolezza

Is 10,5-7.13-16 e Mt 11,25-27

Di fronte a chi lo rifiuta, e con lui rifiuta il suo annuncio, Gesù non si deprime del male che incontra e subisce, ma riconosce il bene che ugualmente è presente nella realtà, ed è capace di una benedizione, che presenta e dilata la comprensione del mistero di Dio. Ti benedico, Signore perché  mi rendi piccolo, cioè capace di superare e vincere la mia presunzionedi capire tutto, il mio egoismo egocentrico, mia autosufficienza affettiva e mi fai affascinare del tuo mistero di amorevolezza, mistero di vita e di comunione.

martedì 16 luglio 2024

Troppo sicuri

Is 7,1-9 e Mt 11,20-24

Il disappunto di Gesù è esplicito per Corazim e Betsaida, che pur avendo visto, non accolgono la Parola, il suo invito a conversione. Gli inviti alla conversione di questo sconosciuto e marginale falegname di Nazareth non scuotono molto le coscienze.
Guai a noi quando con presunzione siamo certi della nostra salvezza! Guai, se la nostra Chiesa cattolica perde lo smalto della profezia e si adagia in comunella col pensiero del mondo. Guai, se pensiamo di essere esenti da conversione, e se siamo convinti di essere i migliori! Lasciamoci scuotere da questa parola caustica ed efficace!

lunedì 15 luglio 2024

Come raggiungere Gesù

Is 1,10-17 e Mt 10,34-11,1

Una sintesi densa e complessa è il brano di vangelo di oggi. Gesù ci invita a lasciare e a lasciarci andare. Il tener stretto figli, madre, padri, il legarsi al cordone ombelicale delle relazioni e perfino l’incapponirsi a controllare la nostra stessa vita ci impedisce di seguirlo pienamente. Ma come comprendere queste parole perché non siano una interpretazione letteraria? La forzatura che emerge è rispetto alla libertà, e alla consistenza delle proprie relazioni, solo se avremo la libertà di lasciare tutto possiamo viaggiare (vivere) verso il di lui e insiemeva lui.

domenica 14 luglio 2024

Tirocinanti

 Am 7,12-15   Sal 84   Ef 1,3-14   Mc 6,7-13

Discepoli come tirocinanti?

Il tirocinio è un periodo di orientamento e di formazione, svolto in un contesto lavorativo e volto all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Se dilatiamo l'immagine è la rapportiamo all'essere discepolo, il vangelo di oggi rivela come Gesù ha pensato di fare esperienza concreta ai suoi discepoli nell'annunciare il regno di Dio.

Seguendo il parallelo potrei spingermi fino dire che il discepolato è una sorta di professione, quella di annunciare il regno di Dio.

Non è solo una questione di parole, ma se la professione sostituiamo vocazione, per come noi credenti la comprendiamo, allora tutto assume un senso diverso, assolutamente nuovo.

Per i discepoli andare per villaggi a incontrare gente, ha significato certamente prendere coscienza di ciò che Gesù Ha insegnato a loro e soprattutto se quelle parole, quell'insegnamento ed esempio, fosse veramente ciò in cui loro stessi credevano e iniziavano a mettere radici. In una immagine fantasiosa, i discepoli stanno imparando a spiccare il volo ... percentuale in contatto con la vita della loro gente.

Il regno viene portato nelle case; il confronto è tra la sua essenzialità e la vita di tutti giorni, e al discepolo è chiesto di fare comunione con la vita quotidiana in uno stile essenziale.

Alcuni punti chiari di quel primo tirocinio:

1) Gesù non invia dei super discepoli perfettamente preparati, ma li manda consapevole delle loro debolezze e fragilità ma non per questo incapaci di maturare.

2) Lì manda dopo l'esperienza della vita con lui;

3) Lì manda perché parlino della pace e della riconciliazione, siano artefici di relazioni;

4) Lì manda a guarire le persone.

5) Lì manda perché crescano loro stessi come ricercatori del regno.

E ora veniamo a noi, al nostro tirocinio.

Annunciare il regno non è promettere facili e future felicità, ma è:

1) il tirocinio mi permette di prendere confidenza con lo stile del discepolo che è mandato costruire e consolidare una comunità, se non vivo e non amo la mia comunità quale regno sarei capace di generare?

2) nel tirocinio faccio esperienza nell'annunciare il regno, che significa avere la consapevolezza che il regno ha a che vedere con la realtà, con l'attualità;

3) nel tirocinio scopri come attrezzarmi di essenzialità e come iniziare a vedere le cose secondo l'ideale del regno stesso, come misurare con la misericordia, l'accoglienza ecc.… nel tirocinio imparo ad usare gli strumenti che servono a generare il regno di Dio.

4) mi riconosco come responsabile del regno stesso: il reno non è proprietà di qualcuno o della Chiesa in senso lato.

Alla luce di questi punti essenziali, mi chiedo, ma io ho mai fatto tirocinio? Sono mai stato mandato?

Quando e in quale modo annuncio il Regno?

Il regno l'annuncio quando non ho la pretesa di portare qualcosa, ma quando sono accolto da chi desidera essere parte di quell'incontro con Gesù, di cui io discepolo sono testimone ed esempio. Incontrando i miei fratelli non posso avere la presunzione di chi ha già tutto e di chi sa già tutto, ma l’umiltà di chi si offre come compagno di strada, che condivide con tutti il medesimo bisogno di salvezza, la stessa ricerca di vita.

Si annuncia il Regno, si è tirocinanti del Regno quando nel mio andare ho bisogno di essere accolto: non si tratta di donare, di aggiungere qualcosa a ciò che gli altri già sono, ma di suscitare il bene che il Padre ha donato ad ogni uomo, e che è nascosto nella profondità della vita di tutti. Annunciare il Vangelo è svelare, rivelare, portare alla luce questo bene, creare l’occasione perché possa diventare vita vissuta. (Cardinal Pizzaballa)

sabato 13 luglio 2024

Esistere nel cuore di Dio

Is 6,1-8 e Mt 10,24-33

Come può la nostra esistenza essere il centro dell'universo creato? Si perché, o è così, oppure nulla a senso, e tutto è una assurda casualità ... che a breve porta disperazione e rabbia. Ma se esistere in questo universo è espressione del mistero stesso del Dio Padre di Gesù... allora tutto il vangelo di Cristo ha un senso pieno e capace di dare speranza. Ed ecco che per Dio io ho un valore unico e speciale, valgo più di molti passeri e anche i miei capelli sono tutti contati ...

venerdì 12 luglio 2024

Ce l’aveva detto ...

Os 14,2-10 e Mt 10,16-23

Siamo stati da tempo avvertiti che ci mandava come agnello in mezzo ai lupi?
Ritorna l'idea che per essere discepoli di Gesù occorre avere un "poco" di coraggio; coraggio che se anche non lo abbiamo per natura, lo possiamo chiedere e ottenere per grazia. Il coraggio arriva per la fede e oggi, nel nostro contesto scristianizzato e secolarizzato, abbiamo bisogno proprio di discepoli coraggiosi. Ogni giorno posso decidere quanto coraggio mettere in campo!
 

giovedì 11 luglio 2024

San Benedetto patrono d'Europa

Pr 2,1-9 e Mt 19,27-29

Corrispondere alla chiamata da parte di Gesù é a una follia. Pietro, forse, ad un certo punto arriva a considerare che questa sequela ha un enorme costo rispetto alle scelte di vita: "...ma noi che abbiamo lasciato tutto cosa ci torna?" A una legittima aspirazione a un contraccambio Gesù ripropone con le conseguenze dell'appartenenza. Questo tipo di contratto è esistenziale e relazionale; le sue clausole coinvolgo il senso più profondo della vita.

mercoledì 10 luglio 2024

Spazi di appartenenza

Os 10,1-3.7-8.12 e Mt 10,1-7

Convocati per nome, come avviene questa convocazione e cosa produce nei discepoli? Si, perché fuori da ogni facile immaginazione, Gesù chiama ma occorre anche chiedersi come hanno reagito Simone, Andrea, Giacomo ecc... Chiamare a sé esprime da parte di Gesù un forte desiderio di avere con loro una relazione esclusiva, unica, personale e particolare. Dopo la "chiamata" diventano i "dodici discepoli". Il "contratto" che caratterizza questa chiamata è la nuova appartenenza: in realtà si tratta di una condizione esistenziale, il di chi sei ora, di chi è la tua vita. Umanamente a qualcuno o a qualcosa devi appartenere ... fosse anche il nulla!


martedì 9 luglio 2024

Muto che parla

Os 8,4-7.11-13 e Mt 9,32-38

La Parola è la prima espressione di Dio. Con la Parola Dio ha creato tutto, ed è la Parola verbo incarnato, che il mistero che è Dio diventa uomo. Ma anche questa immagine è solo un tentativo di mediare il mistero rispetto alla nostra possibilità umana. Il racconto dell'indemoniato muto ci vuol dire che Gesù viene a sbloccare/redimere il nostro mutismo esistenziale e spirituale, la nostra incapacità di relazione di lode e di preghiera. Un indemoniato che parla è una vera e propria conversione.


lunedì 8 luglio 2024

Quelle mani

Os 2,16-18.21-22 e Mt 9,18-26

Gairo chiede un gesto ufficiale: "Vieni, imponi la tua mano e mia figlia vivrà". L'imposizione delle mani: il gesto religioso che esprime l'agire di Dio.
Poi il gesto di Gesù: "Egli entrò le prese la mano e la fanciulla si alzò". Il gesto è il prendere per mano la ragazzina, quindi nessuna imposizione delle mani.
Non un gesto religioso, ma un gesto di profonda tenerezza umana. Non un porsi dall'alto, ma un fianco a fianco di Gesù. Gesù è sempre sorprendentemente umano.


domenica 7 luglio 2024

Mancanza di fede

Ez 2,2-5; Sal 122; 2 Cor 12,7-10; Mc 6,1-6

Oggi il vangelo ci riporta a Nazareth; è un brano drammatico. L’evangelista ci presenta la triste situazione che Gesù deve affrontare: “Gesù venne nella sua patria”, e nonostante che tutti si stupiscono delle sue parole, in realtà assistiamo a un vero e proprio capovolgimento di sguardo: colui che parla con autorità ci dà scandalo. Ecco lo scandalo, Gesù non corrisponde ai desideri e alle reali aspettative di quelle persone. Desiderio e bisogno non corrispondono alla realtà che è Gesù.
Gesù è tornato lì dove lo conoscono, dove è cresciuto, dove ha lavorato, dove era per tutti il figlio del falegname, per loro non è possibile che lo stesso Gesù possa essere il pastore che cerca la pecora perduta; il seminatore del buon seme, il samaritano misericordioso, il cercatore di tesori, ecc ...
Lo scandalo consiste nel non poter tenere Gesù rinchiuso nello schema della loro religiosità, egli ha infranto la loro precomprensione, i loro schemi, ciò che hanno sempre visto e pensato. Per loro è impossibile tenere insieme la straordinarietà di ciò che sentono di Gesù e ciò che i loro occhi hanno sempre visto di lui.
Ma che strano, non sarà che anche oggi nella chiesa, nell'occidente post cristiano Gesù è di scandalo?
Che cosa vediamo in Gesù e cosa vogliono da lui? Come vogliamo che sia?
Attualizzando questa discriminazione occorre capire cosa oggi  noi ci aspettiamo da Gesù, riconosciamo la bellezza delle sue  due isole, ma Gesù non lo accogliamo.
Azzardo una lettura e una attualizzazione.
A Nazareth  quel tempo, come anche oggi, noi, abbiamo paura di ciò che cambia e che trasforma la realtà ... il Dio di Gesù oggi si confronta con quel tradizionalismo che non è tradizione, ma solo un modo farisaico di proporre la fede. Il tradizionalismo è la Chiesa in difesa, la Chiesa attaccata dal mondo cattivo e peccatore ...
La fede tradizionalista fatta di segni e esperienze che diventano rigidità che limitano il mistero a un gruppo ristretto di fedeli, i quali vedono solo come giusto il loro modo di vedere il mistero e non si lasciano rinnovare dal mistero. Ma il mistero è lo spirito del quale nessuno sa dove soffia.
Oggi di fronte alla profonda trasformazione culturale e sociale che viviamo, a causa della secolarizzazione, ma soprattutto della digitalità e globalizzazione, la tentazione più comune è quella di rinchiudersi in difesa rinnegando quella indole originaria che appartiene a Gesù: andare ugualmente e costantemente all'altra riva.
Viviamo una realtà gravida di bisogni e di desideri consapevoli e inconsapevoli, che inoltre non sono compresi e che sono in lotta tra di loro ...
Cercare il contatto con il mondo, accettare anche che il mondo vada per una strada diversa è la sfida di un Dio che nell'immaginario di Gesù è pur sempre un Padre che sta a guardare l'orizzonte per riconoscere il figlio che ritorna a casa ... 
Credo che dopo questo vangelo dobbiamo tornare a pensare a Dio, a quel Dio di Gesú, a un Dio scandalosamente umano.
Occorre riconoscerlo presente anche nella fragilità della nostra vita.
Occorre stropicciarsi gli occhi e togliere quella polvere accumulata sulle nostre pupille che ci fa vedere le persone e le cose, anche Dio, come troppo conosciute e scontate.
Il brano di oggi ci parla appunto di un Dio troppo umano per considerarlo Dio: “il figlio di…, il fratello di…, quello che stava in bottega…; quello lo conosciamo fin troppo bene”.
Dio si è fatto uomo ... questo è il primo e continuo scandalo, ma è anche il punto di partenza e origine della fede in Gesù Cristo. La realtà umana è lo spazio abitato da Dio e come tale gli appartiene. Ma se tutta la storia umana che oggi viviamo ha a che fare con Dio, o meglio in questa realtà Dio è coinvolto, questo cosa vuol dire? Con quale sguardo sto vedendo questa realtà? Riesco a dire: “È bello che tu esista, così come sei”.

sabato 6 luglio 2024

Digiuno con lo Sposo

Am 9,11-15 e Mt 9,14-17

Spesso Gesù critica l'esteriorità dei gesti religiosi o di devozione di scribi e farisei, mettendone in evidenza l'ipocrisia e l'ostentazione. Come anche rispetto ai tradizionalismi del suo tempo, ne smaschera ia rigidità.
Per i discepoli di Gesù le pratiche di devozione, penitenza e preghiera non sono mete della spiritualità se non nella possibilità di stabilire e garantire una vera comunione con Gesù stesso, "lo Sposo". Le pratiche religiose o liberano spazio in noi per crescere nella fede, o sono occasioni per vera conversione oppure è meglio non digiunare.


venerdì 5 luglio 2024

E se chiama anche te?

Am 8,4-6.9-12 e Mt 9,9-13

Matteo viene scelto! Gesù non si fa scegliere, ma lui stesso va in cerca di chi chiamare per una sequela stretta, per una amicizia particolare. Non è facile comprendere i criteri del discernimento operato dal Signore, certamente è una scelta che scompagina i devoti, scribi e farisei di ogni tempo: non ha paura di chiamare fra i suoi dei peccatori pubblici, persone odiate come il pubblicano Matteo, persone che non godono stima e fiducia. Comunque da questa "chiamata", inizia la storia di un futuro santo, di un apostolo ed evangelista ... da quella "speciale chiamata" per Matteo, come per tanti altri cambia tutto!

giovedì 4 luglio 2024

Solidali nella preghiera e nella fede

Am 7,10-17 e Mt 9,1-8

Matteo racconta un fatto in cui il segno parte da un contesto che non è personale, ma di un gruppo: la fede di chi porta la barella del malato. Gesù non solo guarda la loro solidarietà e la gratuità con cui aiutano quel malato, ma addirittura la loro fede.
Ecco che qui emerge un aspetto importante della preghiera cristiana: l'intercessione! Cioè noi possiamo chiedere a Dio la guarigione dei nostri fratelli. Non importa se lui o lei credono, perché Dio vede la nostra fede e ascolta la nostra preghiera.


mercoledì 3 luglio 2024

San Tommaso ap.

Ef 2,19-22 e Gv 20,24-29

Vivendo in Terra Santa si impara la spiritualità dei gesti. É normale in Terra Santa toccare, vedere, baciare e stringere le mani; sono esperienze sensibili e concrete che accomoagnano e custodiscono l'atto di fede. Ecco perché non ci deve scandalizzare il dialogo tra Gesù e Tommaso. E soprattutto dobbiamo fare memoria di queste parole della lettera di Giovanni: "Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta". Occorre ricordate che la nostra spiritualità vive dell’incarnazione come ci ricorda il Cardinal Ravasi.

martedì 2 luglio 2024

Chi è mai costui?

Am 3,1-8;4,11-12 e Mt 8,23-27

Ciò che non ci basta è un Dio che condivida la nostra vita, momenti belli e brutti, ma vogliamo un Dio che faccia andare la vita per come la vogliamo noi. In conclusione: non ci fidiamo di Lui. I discepoli hanno con sé Gesù nella barca ma nonsi fidano di lui. Ma se la barca è la Chiesa, l'immagine è spaventosa ...anche noi non ci fidiamo, anche noi vogliamo Gesù per come vogliamo che sia la Chiesa. Quando pretendiamo un Dio interventista, significa che la nostra fede sta diminuendo.


lunedì 1 luglio 2024

Passare dalla vita morta alla vita viva

Am 2,6-10.13-16 e Mt 8,18-22

Passare all'altra riva, presuppone per il discepolo una particolare scelta ed un discernimento di sé stesso che non può lasciare tracce di troppa incertezza. I morti che seppelliscono i morti non sono quelli del cimitero; probabilmente con questa immagine Gesù vuole indicare chi vive una vita da morto rispetto al regno di Dio, rispetto alla novità di vita di chi appartiene al Regno di Dio, di chi accetta di rinascere in Cristo. Ecco, alla vita nuova appartengono i vivi; alla vita vecchia appartengono i morti.