domenica 28 luglio 2024

Il pane segno efficace di Dio

2Re 4,42-44     Sal 144     Ef 4,1-6    Gv 6,1-15

Solitamente in questi ultimi anni mi affido alla lettura narrativa del vangelo, tralasciando tutto il bagaglio di nozioni esegetiche che stanno dietro la pagina che normalmente si proclama. Ma oggi questo approccio sarebbe troppo riduttivo, per cui vi propongo di puntualizzare alcuni concetti emergenti. Anche perché la lettura del capitolo sesto di Giovanni ci accompagnerà per le prossime domeniche.

IL SEGNO

1) Il primo concetto che dobbiamo chiarire è che cosa è un segno nel vangelo di Giovanni?

Un segno non è un miracolo, cioè non un fatto straordinario in sé stesso, fuori da ogni logica e regola razionale e scientifiche, ma il segno rimanda a una realtà e verità più profonda a cui i discepoli di Gesù, e ogni uomo è chiamato ad aprirsi e ad accogliere con la fede. Attraverso i segni, che Gesù ci fa conoscere e ci rende evidente il desiderio di Dio di rivelarsi, manifestarsi e agire attraverso l'esperienza concreta della nostra vita ed esistenza. Ecco allora che il segno rivela l'agire del Messia, solo il Messi può compiere quei segni.

Se negli altri vangeli Gesù compie il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci per sfamare la fame della gente, nel vangelo di Giovanni questo moltiplicare il pane e i pesci, non è un miracolo ma è il segno che manifesta la salvezza di Dio attraverso quel segno del pane, così come abbiamo imparato riflettendo l'ultima cena di Gesù: dove lui ci dona il suo corpo e sangue, è pane vivo, pane della vita.

IL FATTO

2) Questo brano ci arriva alla fine di un processo di formazione che parte dal fatto in sé della moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci ... Fatto che si fissa immediatamente nella tradizione orale, cioè nel parlato della gente, al punto che già nel 380 d.C. la pellegrina Egeria, ci da testimonianza nel suo diario, del luogo della moltiplicazione.

Ma quel fatto nella prima comunità dei discepoli di Giovanni (non il Battista) viene immediatamente collegato ai discorsi di Gesù sul pane e all'ultima cena, al punto che ciò che noi oggi leggiamo in realtà è il punto conclusivo di una importante riflessione teologica sull'eucaristia.

IL PANE

3) Quel pane moltiplicato, condiviso, mangiato... In realtà per il Signore quel pane rappresenta ed è veramente il segno di sé stesso, di tutto sé stesso, che continuamente e costantemente, grazie all'esserci della Chiesa e del sacerdozio, rimane nel tempo e nella storia umana garantendo e realizzando la comunione tra Dio e l'uomo: il Dio con noi non è solo un'immagine profetica, ma una realtà che abbraccio e coinvolge tutto il creato e tutto ciò che esiste. Quel pane ne è il segno ... Quel pane è pure segno di ogni nostra eucaristia dove Gesù continua a moltiplicare il pane con noi e per noi e per tutto l'universo.

IL PENSIERO DI GESU'

4) Detto questo ora dobbiamo mettere in evidenza quale pensiero di Gesù emerge dal vangelo.

Certamente la preoccupazione di Gesù era che la gente avesse fame e che fosse indispensabile che fosse Lui a procurargli il nutrimento per il loro sostentamento e la loro salvezza.

Ma è proprio questo pensiero che travalica il fatto e diviene motivazione della nostra eucaristia: come ci raggiunge Dio?

Come ci sazia con sé stesso?

Come alimenta la nostra fede e speranza?

Ecco che Gesù stesso si identifica con il Pane della Vita, affermando che chi viene a Lui non avrà più fame e chi crede in Lui non avrà più sete.

La sua identificazione con il Pane della Vita sottolinea il suo ruolo essenziale nel nutrire e soddisfare, nella Pasqua di risurrezione, le profonde esigenze dell'uomo.

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