domenica 17 dicembre 2023

Sud - Marturia, testimonianza

Is 61,1-2.10-11; Sal 1,46-50.53-54; 1Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28

Terza domenica di Avvento... terzo orientamento
Ormai siamo entrati nella novena del Natale. Per cui proviamo a definire tre situazioni di vita che possano aiutarci a comprenderete ciò che chiamiamo mistero del natale, ma che in realtà mistero non lo è.

Prima situazione, la realtà dei fatti
Ieri ho chiesto a una bambina del catechismo come si stesse preparando al Natale, le mi ha risposto: "sto facendo l'albero!"
Gli ho chiesto ancora: "nient'altro?"
Mi ha risposto: "faremo il pranzo in famiglia con i nonni e i cugini; ci scambiamo i regali!"
Gli ho chiesto ancora: "andrai a Messa a Natale?" La risposta è stata: "No, non ci andiamo mai".
A questo punto ho cercato di spiegargli come alla parola Natale che lei stessa usava, mancasse il suo contenuto originario. Non so se sono riuscito a convincerla ... oppure forse, non so se la spiegazione le interessava; lei mi sembrava, forse più interessata ai regali, che non a un mistero, al mistero del Dio con noi.

Seconda situazione, cosa posso dire di Dio
Cosa posso dire io di Dio?
Che esperienza, che esistenza è la mia ... e cosa  c'entra Dio con la mia vita?
Il tempo (kairos), della prima domenica d’avvento, avrebbe dovuto metterci di fronte a un Dio che chiede di entrare nelle nostre cose, nelle nostre scelte, negli affetti, nella quotidianità. La nostra vita è il vero kairos, cioè lo spazio del mistero di Dio e nostro. È da questo mistero vivo e reale che nasce la possibilità dell'Evangelion, della buona notizia, (seconda domenica) ...
Anche per Giovanni Battista c'è voluto tempo per comprendere il Kairos e l'Evangelion.
Ci vuole del tempo. Ecco allora che il Battista rappresenta un po’ ciascuno di noi che, dopo averci pensato qualche anno, noi come lui mettiamo a fuoco tutto cio che ci hanno insegnato, tutto ci che già sapevamo da sempre, ma finalmente le facciamo nostro, al punto di diventare dei veri testimoni capaci di testimoniare la fede, cioè il contenuto della fede. A ciascuno è affidata la stessa profezia di giovanni: avere occhi così limpidi da vedere Dio dovunque, sandali da pellegrino e cuore di luce; essere anche noi scopritori del buono e del bello disseminato anche nei nostri deserti.
Oggi allora comprenderemo quanto siamo storti ... e come possiamo raddrizzare la vita ...
Il testimone è colui che dà corpo, dà voce alla realtà della Parola di Dio, perché la vive. E nel viverla rende la strada diritta per incontrare e camminare insieme al mistero di Dio.
Un Dio concreto, creatore di tutto l'universo, al di fuori del tempo e dell'universo creato, ma che diviene, e accade nel tempo e nella creazione, perché non vuole fare ed essere senza ciascuno di noi.

Terza situazione, una terra, una promessa e una pace
Oggi la terra in cui è nato Gesù, vive ancora un tempo di guerra. Ma questo ci obbliga ancora di più a rendere quel luogo - Betlemme - uno spazio di pace.
Betlemme deve trovare casa in tutte le nostre case, in tutti i nostri cuori. Dobbiamo amare quella città, quella grotta ... quella gente che sono i discendenti di Gesù ... i suoi parenti nella carne ...
Ecco allora che come 800 anni fa San Francesco volle vedere con i suoi occhi ciò che era accaduto a Betlemme in quella santa notte; e tutto Greccio, si rese partecipe di quel suo desiderio, così allo stesso modo anche noi attraverso le immagini della realtà di questa guerra e la capanna di Betlemme, vogliamo essere lì accanto a chi soffre ed è nel dolore per la morte dei propri famigliari e amici. E con questi segni vogliamo tenere accesa la speranza che in forza della nascita di Gesú, amore e salvezza rinascono per la salvezza nostra e di tutti.

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