domenica 3 marzo 2024

Fuori mercanti ... resta l'umano

Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1,22-25;Gv 2,13-25

Terza domenica di Quaresima, siamo di fronte a un maestro che ci sconcetta. Abituati all'immagine di bontà e mansuetudine ..., un Gesù cosi ci scuote e forse pure ci spaventa. Un Dio arrabbiato?
Gesù si rivela come un Dio che si scaglia contro la falsa religiosità, quando questa non esprime ciò che è di Dio e non porta a Dio. Quando non rappresenta il nostro umano, ma solo maschera per rivestire una forma di potere o di condizionamento sociale e culturale.
Gesù in questa pagina esprime, nei tratti umani non solo la rabbia, ma tanto altro. Gesù vuole rompere gli schemi, il suo agire con forza e determinazione, ha proprio lo scopo di rompente gli schemi e farci capire la grettezza, la povertà  del nostro stile di vita capace pure di umiliare e avvilire il mistero di Dio.
Siamo mercanti nel tempio quando occupiamo il tempio cacciando fuori Dio,  trasformando la fede in precetti e obblighi rituali; quando facciamo di Dio un distintivo ideologico o di casta; quando la religiosità ci serve per fare delle differenze sociali e ci conduce ad escludere invece che accogliere.
Ciò che muove Gesù è lo “zelo” cioè un impegno e un amore che porta fino al sacrificio di se stesso. È molto brutto quando della Chiesa di dice che è un mercato e non la casa di Dio. Ma questo è un rischio anche della nostra anima desiderosa di perseguire i propri interessi. Nel passato il tempio era immagine del sacro, del mistero e del bello ... era lo spazio delle cattedrali, oggi è solo uno spazio tra gli altri, funzionale quando occorre a delle celebrazioni.
Nel Tempio, con predeterminazione, Gesù volle che non ci capissimo più nulla. Il risultato è questo: volete capire come stanno realmente le cose? allora lasciatevi scombussolare! Mettetevi in discussione!
Se faremo questo, forse capiremo che i primi ad occupare il tempio, ad usarlo per piccoli interessi e per le gratificazioni, siamo proprio noi.
La nostra tentazione più grande è infatti costruirci una religione di pietra e dimenticare che la nostra fede si fonda sul corpo e sangue di Cristo, che non adoriamo parole scolpite sulla pietra, né pietre poste l’una sull’altra per erigere templi di vanità e potere, ma adoriamo un corpo offerto per noi, sangue versato per noi, ferite portate nel corpo glorioso, un cuore esposto per la nostra salvezza.
Gesù ci riporta sempre all'essenziale, al rapporto con Dio che non può ridursi a un rapporto mercantile. Deve essere costruito non esternamente con liturgie di compravendita ma con un rapporto che parte da dentro, dal cuore pulsante di un amore umano che si esprime nella speranza e nella fede.
Tre aspetti che emergono che dobbiamo tenere presenti:
1) Lo zelo per la casa, che si esprime nella cura e nella custodia di un luogo, non é mai fine se stesso, come anche nella liturgia partecipata ... tutto concorre a esprimere bellezza, a tradurre consegni e immagini una bellezza che ci trascende, e che non è formale o estetica, ma bellezza di Dio.
2) Amare la nostra umanità, averne a cuore la dignità dell'uomo e soprattutto il mistero sacrale che custodisce: siamo immagine di Dio. Dobniamo imparare ad adorare il nostro corpo, la comunità, la Chiesa ....perché corpo mistico di Cristo.
3) Cambiare e accompagnare il cambiamento. Gesù critica una prassi per provocare un cambiamento radicale. Il cambiamento è parte dell’umano, appartiene alla trama di cui siamo fatti, ma ogni cambiamento per compiersi necessita di un tempo reale, di una provocazione e di una proposta. Per noi il processo di cambiamento in questo tempo di transizione si gioca anche col rinnovo del consiglio pastorale pardocchiale.

Nessun commento:

Posta un commento