domenica 26 maggio 2024

A chi interessa Dio oggi?

Dt 4,32-34.39-40   Sal 32   Rm 8,14-17   Mt 28,16-20

Oggi solennità della Santissima Trinità, il mistero stesso di Dio ... in questi giorni ripercorrevo nei miei pensieri quel tentativo che ciascuno di noi ha fatto continuamente fa circa il bisogno di rappresentare e spiegare chi è Dio, e come è Dio.

Mi si apriva alla mente tutto il percorso storico e culturale che il cristianesimo ha fatto in duemila anni ... il tentativo filosofico e razionale di giustificare l'esistenza di Dio a partire dalle cinque vie di Tommaso e tanto altro ... fino ad arrivare al momento attuale dove a fronte del, processo di secolarizzazione e globalizzazione il senso religioso e il mistero di Dio risultano essere puramente marginali e soprattutto irrilevanti ...

Possiamo vivere senza Dio, e possiamo a che vivere bene ... in molti ci riescono e affermano che è possibile, anzi non c'è nulla di sbagliato nel vivere una disaffezione all'idea di Dio, perché in realtà Dio è solo un'idea frutto della nostra antropologia umana e del nostro percorso evolutivo.

Eppure, nella mia esperienza c'è qualcosa che mi riconduce sempre all'interno del fine delle cose, del tempo e di ciò che esiste, è il confronto con due situazioni umane profondamente alternative: la morte e l'amore.

Quando i fatti colloco queste esperienze umane nel contesto dell'infinito universo e nel mistero del cosmo e di tutto ciò che rappresenta, ecco che in me si apre un bisogno profondo di completezza; percepisco tutta la mia inadeguatezza e le domande di senso si moltiplicano.
Di fronte a queste domande ... ogni risposta rischia di essere un inutile tentativo di una mente razionale inadeguata e incapace di un mistero assolutamente più grande e insondabile.

Mi resta solo il confronto e il conforto con chi di Dio mi ha comunque parlato, al di fuori di schemi teologici o argomentazioni razionali.

Di Dio infatti più che parlarne, occorre farne esperienza ... occorre superare la tentazione di volere aprire le pieghe del mistero per guardarci dentro - occorre affidarsi nell'esperienza religiosa - a come questo mistero di Dio ti è dato, ma soprattutto donato.
A partire da Abramo, Mosè... fino ad arrivare a Gesù, apprendo che di Dio se ne può fare esperienza, si può entrare in relazione con lui ...

Il limite del nostro tempo è proprio quello di aver messo dentro la nostra vita la totale dimenticanza di Dio: Dio non c’entra con ciò che vivo. Quando si confesso i bambini si percepisce cosa vivono in famiglia e come il senso religioso sia costantemente avvilito e se non disprezzato, certamente é messo ai margini ... È emblematico che bambini di 9-10 ti dicano di essere troppo impegnati per avere tempo di pensare a Dio. Ecco ... noi, nel nostro modo di vivere, a Dio non lasciamo il tempo per poterci essere.

Allora tornare a Dio per me significa scandagliare i miei desideri più profondi, per fare riaffiorare il bisogno di senso e rimettere al centro quel Gesù che ci ha parlato e continua a parlarci di Dio ogni volta che con le sue parole ci fa sognare ... purché recupera tutto ciò che scartiamo, compresi i nostri fratelli scomodi, gli scartati del nostro tempo, quelli che allora erano i peccatori, le prostitute, le vedove e i lebbrosi; tutti coloro che erano senza speranza. Ma forse gli unici in cui esisteva ancora la domanda su Dio.

Questo vangelo di Matteo vuole lasciarci due idee: la prima idea é che Dio si accosta, ti cerca e ti chiama, e tutto questo avviene nel legame intreccio con la Chiesa alla missione.

La seconda idea è che occorre tornare sempre all'origine dell'incontro con Gesú, e restarci radicati, per imparare a riconoscere Dio; occorre tornare in Galilea, lì lo vedremo.

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