domenica 27 agosto 2023

La Chiesa oggi

Is 22,19-23; Sal 137; Rm 11,33-36; Mt 16,13-20

Circa 200 anni prima di Cristo, la località di cui parla il vangelo, alle sorgenti del fiume Banias, affluente del Giordano, fu teatro dello scontro culturale con il mondo greco. Una guerra tra i Seleucidi e i Tolomei. Dopo la vittoria dei seleucidi vennero intraprese varie costruzioni, alcune delle quali in onore delle divinità della grecia come Pan. Qui Erode il grande costruì un tempio in onore dell’imperatore Cesare Augusto e, il figlio, Filippo, che ne fece la capitale del suo regno dandole il nome di “Cesarea di Filippo” per distinguerla da Cesarea Marittima, sulla costa del Mar Mediterraneo.
Questo è il luogo che Gesù sceglie per affidare a Pietro la Chiesa, qui Gesù svela la sua identità, e qui affida ai discepoli la loro vocazione.
La domanda che Gesù rivolge genericamente, diviene prima propria per i discepoli, ma a caduta diventa una domanda per ciascuno, e in base alla nostra risposta si delinea anche la nostra vocazione a essere Chiesa.

Non ci basta sapere qualcosa su di Gesú, occorre riconoscerlo, entrare in intimità, come un innamorato con la sua fidanzata, come un'amicizia speciale. Gesù non è uno tra i tanti: per noi è tutto. Non possiamo permetterci di non riconoscerlo.
È importante fare chiarezza circa la nostra fede in Gesù, diversamente non sta in piedi la fiducia per la Chiesa.
Quante volte anche ai nostri giorni sentiamo - anche se meno che in passato - Dio sì Chiesa no; Cristo sì Chiesa no. Il no per la Chiesa in realtà è un no a Gesù. È infatti esplicita la relazione tra la fede in Lui e la Chiesa che Gesù affida e costruisce su Pietro, su un uomo, un pescatore di Galilea.
Anche con noi, oggi, Gesù vuole continuare a costruire la sua Chiesa. Una Chiesa che è una "casa" dell’umanità, le cui fondamenta sono solidissime ma che ha continuo bisogno di essere riparata. Sempre la Chiesa ha sempre bisogno di essere riformata, riparata.
Non credo che Pietro si sia mai sentito adeguato rispetto alle parole di Gesù, ma ugualmente Pietro si è affidato alle mani di Gesù e allora quella Chiesa molto umana fragile esprime anche tutta la solidità della roccia, che si compone di tante pietre vive.
Tutti noi, per quanto piccoli, siamo resi come “pietre vive”, perché la Chiesa è una Istituzione fatta di Noi: essa è comunità di vita, fatta di tantissime pietre, tutte diverse, che formano un "unico" segno della fraternità e della comunione.
Questo Vangelo di oggi ci ricorda che Gesù ha voluto per la sua Chiesa una relazione speciale con Pietro, con il pescatore di Galilea, centro visibile di comunione in lui, in Pietro e in coloro che gli sarebbero succeduti nella stessa responsabilità che porta in sé, fino anche la testimonianza del sangue.
Quale Chiesa Gesù vuole fare con le pietre vive che siamo noi?
Dopo gli scandali economici, i complotti, e la pedofilia, la Chiesa ha fallito frantumando della sua credibilità e autorità morale, ma questa Chiesa è pur sempre la Chiesa che Gesù vuole in relazione a Pietro. Ecco allora che è necessario che la credibilità vada di pari passo con la libertà. Ma la libertà della Chiesa significa anche la nostra libertà di discepoli. Dobbiamo essere liberi dalla paura del fallimento; liberi dalle ipocrisie dell'esteriorità; liberi dalla tentazione di imporci con la forza, anziché con la debolezza che fa spazio a Dio; liberi da un'osservanza religiosa che ci rende rigidi e inflessibili; liberi dai legami ambigui col potere e dalla paura di essere incompresi e attaccati.
Pietro è un uomo che diventa libero grazie alla relazione che Gesù costruisce con lui.

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