Ap 7,2-4.9-14 Sal 23 1Gv 3,1-3 Mt 5,1-12
Spesso papa Francesco ci sconvolge con le sue parole, a volte pungenti e scomode a volte irriverenti ... ma quelle circa la faccia dei cristiani, sono una cruda verità: “Uno che annuncia Cristo non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale". La provocazione dice che i cristiani appaiono spesso tristi. Come potranno credere nel Salvatore se la nostra vita è grigia, triste e spenta di speranza. Bisogna che i discepoli di Cristo abbiano un aspetto da gente salvata, diceva Nietzsche. Ma come si fa a sorridere quando le preoccupazioni, il lavoro, i piccoli contrattempi e i grandi dolori sono così seri nella vita? Tra tutte creature del mondo (non so dell'universo) l'uomo è il solo che è capace di ridere e sorridere... il sorriso è specchio dell'anima e della coscienza, per cui se siamo immagine di Dio, anche Dio ride.
Ecco Dio ride!? Il sorriso è fondamentale: ride colui che sta nei cieli, dice la Bibbia. E ancora: la gioia del Signore è la vostra forza, perché è il sorriso di Dio. La gioia con cui il Creatore contempla ogni sua creazione è il fondamento solido della serenità e della pace di ognuno di noi. Non è irriverente pensare che Dio, il Signore dell'universo, sorrida!
Il sorriso è conseguenza dello sguardo su me stesso. Senza perdere di vista la mia umanità, i miei limiti, che non sono necessariamente un difetto e non vanno presi troppo sul serio. “Saper vedere anche l'aspetto divertente della vita e la sua dimensione gioiosa” – disse una volta Benedetto XVI – e non prendere tutto così tragicamente, questo lo considero molto importante, e direi che è anche necessario sorridere del mistero che è ciascuno di noi.
Sorridere è un atto di umiltà, vuol dire accettare se stessi e il proprio modo di essere, rimanendo in santa pace. Si sorride quando non ci si prende troppo sul serio, perché “la serietà non è una virtù" ma è musoneria e rigidità. È facile essere pesanti e difficile essere leggeri.
Il sorriso è conseguenza della voglia che ho di accogliere. È il sorriso con il quale accolgo chi incontro per caso e le persone con le quali vivo e lavoro. Con affetto e senza prendere troppo sul serio eventuali sbagli o presunti sgarbi. Madre Teresa di Calcutta, ricevendo il Premio Nobel, spiazzò la platea con questo invito: “Sorridete sempre ai vostri familiari. Regalatevi reciprocamente nel vostro tempo in famiglia. Sorridetevi". Il sorriso può essere davvero il segno di riconoscimento caratteristico di un cristiano, distintivo della santità.
«O Signore, liberaci dai santi con la faccia triste», così scriveva la grande mistica Teresa d’Avila. La santità, infatti, non implica un’anima malinconica, severa, e neppure un basso profilo senza energia. Chi cammina in compagnia di Dio è capace di vivere con gioia e senso dell’umorismo. Senza perdere il contatto con la realtà, sa illuminare gli altri con ardore e speranza. Per questo troviamo spesso un sorriso sulle labbra dei santi.
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