domenica 15 gennaio 2023

Agnelli … di Dio …

Is 49,3.5-6; Sal 39; 1 Cor 1,1-3; Gv 1,29-34

Lunedì scorso sul Corriere della Sera, un'indagine statistica riportava che la messa domenicale attrae sempre meno gli italiani.

Nel 2002 quasi 4 italiani su dieci - il 40% - si recavano in un luogo di culto almeno una volta la settimana, mentre solo uno su dieci – il 10% - non ci andava mai. Oggi in chiesa ci va solo il 20%, e dal 2018 è stato rilevato che il 30% non ci va mai. Per quanto riguarda la frequenza dei bambini e ragazzi sotto i 14 anni, nel 2002 ne andava in chiesa almeno una volta alla settimana il 63% oggi sono scesi al 30%. Ma anche gli over 65enni, sono diminuiti dal 48% a un 30% scarso. Mentre solo il 10% sono i giovani frequentanti la messa settimanale tra i 18 e 34 anni.

Comunque oggi il 32,4% non va mai in chiesa. Questi numeri descrivono la nostra realtà! Lo dico perché è importante capire lo stato di salute e insieme di grande fermento della Chiesa Cattolica italiana, in un contesto culturale di transizione e di scristianizzazione, in cui l'ateismo sta crescendo in modo endemico; le statistiche ufficiali parlano di un 15% a cui possiamo aggiungere un altro 5% di indifferenti. Ecco che se a questi sommiamo il 32% che non va mai in chiesa ... è chiaro che i cattolici in Italia sono in caduta libera ... sotto il 50% e che la loro presenza culturale e sociale diviene sempre più irrilevante, per i contenuti e i valori morali ed esistenziali di cui si fanno testimoni.

Detto questo possiamo darla persa oppure stare dentro questa realtà mettendo tutta la grinta e possibilità che deriva dalla responsabilità e dalla testimonianza della fede in Cristo.

Quando Giovanni parla di Gesù come l'agnello di Dio, non immagino pensare cosa abbia suscitato nei suoi discepoli e nella gente che lo ascoltava ... Certamente stupore, per tanti quelle parole era difficili da comprendere. Anche se le immagini suggerite erano famigliari e appartenevano ai riti sacrificali e alla liturgia del tempio di Gerusalemme.

Dice papa Francesco che questa scena è decisiva per la nostra fede; ed è decisiva anche per la missione della Chiesa. "La Chiesa, in ogni tempo, è chiamata a fare quello che fece Giovanni il Battista, indicare Gesù alla gente dicendo: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!».

Lui è l’unico Salvatore! Lui è il Signore, umile, in mezzo ai peccatori, è proprio Lui, non è un altro!"

E queste sono le parole che noi sacerdoti ripetiamo dopo la consacrazione, per affermare che La Chiesa annuncia Cristo; non porta sé stessa, ma porta Cristo. Perché è Lui e solo Lui che salva il suo popolo dal peccato, lo libera e lo guida alla verità.

Riconoscere Gesù come Agnello di Dio, nel nostro contesto culturale, sociale e umano, significa ripetere l'esperienza imprevedibile che ha fatto Giovanni del proprio cugino.

A Giovanni si spalanca un mondo, un orizzonte, una comprensione del mistero di Dio totalmente inattesa.

Credeva di sapere, credeva di credere, credeva di conoscere. E arriva a dire: “Io non lo conoscevo!”

Anche tanti di noi, fino ad oggi hanno creduto di credere e di conoscere.

Ci siamo forse un poco illusi nel vivere un contesto religioso fatto di consuetudini e tradizionalismi, tutto questo oggi non basta assolutamente per vivere la fede in Cristo, come non bastava il battesimo di conversione di Giovanni per generare alla vita cristiana.

Giovanni ci testimonia d'aver incontrato un Dio che gli si è fatto incontro; che ha conosciuto bambino; un Dio che cambia le prospettive della storia; un Dio che prende l’iniziativa, che annulla le distanze.

In quel battesimo al Giordano, comincia per Giovanni e per noi un modo nuovo di “vedere credente”. Egli “vede" Dio in Gesù che si è fatto ultimo, confuso con i peccatori. Giovanni vede e testimonia che ha scoperto in Gesù il Figlio di un Dio che è Padre; l’agnello non è solo sacrificio cruento su un altare di pietra, ma è un agnello che realmente toglie, cancella, ed elimina il peccato del mondo, quel peccato che ci allontana inesorabilmente dal Padre.

Oggi, siamo noi, che accogliendo la testimonianza del Battista, siamo chiamati a vedere e testimoniare il volto nuovo di un Dio che ama e raggiunge la nostra vita per dimorare in essa.

Questo proprio dentro questo nostro tempo di irrilevanza, di minorità e di rigenerazione del nostro modo di essere Chiesa nel mondo.

Non possiamo vergognarci di essere cristiani, non possiamo nasconderci davanti al mondo; se siamo di Cristo dobbiamo imparare ad essere agnelli che fanno della vita la condizione in cui vivere significa essere dei servi coraggiosi dell'amore dei fratelli.

Giovanni ci insegna questo coraggio; Giovanni ci insegna che solo amando diventiamo agnelli di Dio.

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