venerdì 6 gennaio 2023

Magi per il nostro tempo

Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12

Sembra proprio una favola di mille e una notte quella dei “misteriosi” personaggi - i re magi - che il 6 gennaio portano i doni a Gesù Bambino, la cui carta di identità, fornita dal vangelo di Matteo, è stata arricchita nel corso dei secoli da una lunga, fantasiosa e multiforme tradizione.
Per tagliare corto ... riporto la catechesi di papa Francesco del 2016 : “I Magi rappresentano gli uomini di ogni parte della terra che vengono accolti nella casa di Dio. Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità”.
Direi che nelle parole del Papa c'è il superamento di una immagine che si è cristallizzata in minuzie e tradizioni.
Matteo ci dice che: “Giunsero da oriente”. Non ci dice che erano tre, né che erano re, né tanto meno si fanno i loro nomi.
Una cosa interessante è però che non sono semplicemente invenzioni di fantasia dell'evangelista. Infatti già 500 anni prima di Cristo lo storico greco Erodoto, li descrive come una delle sei tribù dei Medi, un antico popolo iranico stanziato in gran parte dell’odierno Iran centrale e occidentale, a sud del mar Caspio. Essi costituivano la casta sacerdotale ed erano perciò sacerdoti della religione mazdea (credevano nel Dio unico Ahura Mazda), il cui culto fu riformato nel VI secolo a.C. da Zarathustra. Coltivavano anche l’astronomia (osservavano i corpi celesti) ed erano dediti all’interpretazione dei sogni, come attestano fonti storiche riguardanti, ad esempio, l’imperatore persiano Serse.
Detto questo possiamo solo riconoscere la nostra ignoranza in materia e affidarci alle parole del papa per dare un senso di fede a quanto il vangelo ci riporta, come fonte storica di un avvenimento accaduto. In seguito la tradizione cristiana e non solo, si è esercitata lungo duemila anni nel tentativo di dare un volto, un nome e un «curriculum» ai magi evangelici. E qui vengono in primo piano i Vangeli apocrifi, e altre tradizioni e narrazioni medievali europee.
Oggi di fronte a un modo sempre più globale, di fronte al dramma della frammentazione umana, i magi rappresentano un vero itinerario spirituale e umano per riconoscere come la fede è il fuoco che illumina la ricerca di verità e di eternità e unità del cuore umano. I Magi non sono l'illustrazione grafica di una mitologia. Ma in riferimento a quel bambino che adorarono, essi ci testimoniano come sia necessario per la nostra vita, per dargli un senso pieno, per recuperare l'essere famiglia, dobbiamo incontrare e conoscere Gesù, il bambino di Betlemme, il giovane di Nazareth, l'uomo di Cafarnao ... il maestro di Galilea.
Se tutto porta a lui, il cielo porta a lui, buoni e cattivi vengono a lui, tutti sembrano andare a lui, dagli angeli ai pastori, tutti seguono i segni che portano a lui, vorrà poi dire che lui c'entra con ognuno di noi!
Ecco allora che anche noi siamo di fronte ai segni di lui, di cui la nostra esistenza porta traccia visibile. Segni di lui sono la nostra fame di gioia, il bisogno di amore, la speranza di vita. Di fronte a questo bambino nulla è statico, tutto è occasione per accogliere e riconoscere il dono della fede:
Fammi credere ai segni.
Fammi alzare lo sguardo al cielo.
Dammi l’umiltà di chiedere ciò che ho perso.
Piegami il capo e le ginocchia per adorarti come i magi.
Perché sei piccolo e per trovarti devo farmi piccolo.
E per adorarti devi essere il mio desiderio più grande.

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