sabato 27 febbraio 2016

Michea 7,14-20 e Luca 15,1-32
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati ...


La relazione con il peccato non è semplicemente morale e oggettiva; se fosse così, sarebbe molto facile distaccarcene; ma è una relazione viscerale, affettiva e soggettiva. Il peccato rappresenta realmente la libertà e la volontà che non si orienta al vero bene, cioè alla libertà che deriva dall'essere immagine e somiglianza di Dio, e alla volontà come vera e gioiosa obbedienza che nasce dall'ascolto della Parola di Dio. Il peccato è frutto delle inclinazioni, della concupiscenza, degli affetti immaturi. Questo mette in risalto la fragilità della nostra natura umana. Una fragilità originale (per cui si riafferma il peccato originale) per la quale il discepolo di Gesù chiede sempre che Dio abbia misericordia di lui (Signore pietà; Cristo pietà; Signore pietà). La sua misericordia è sanante la libertà, la volontà e gli affetti; innesta in noi la libertà dei figli; recupera la volontà del Padre e compensa l'inconsistenza dell'amore.

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