sabato 27 agosto 2022

Corso di economia

1 Corìnzi 1,26-31 e Matteo 25,14-30

La mentalità giudaica, anche al tempo di Gesù, non trova disdicevole tradurre in termini economici e di redditività il nostro rapporto con il regno di Dio. Ma come ormai stò ripetendo, non lasciamoci forviare, come se, quella fosse l'unica strada di interpretazione della parabola. Credo infatti che l'intento del racconto metta in risalto l'esperienza del servo buono e fedele. Chi è questo servo?
È il servo che sa correre il rischio di impegnare i talenti ricevuti. L'ultimo servo si trova nella condizione di chi per paura non rischia, è troppo protettivo. Il servo ha cercato di mantenere il tesoro così com’era, invece di cercare nuove strade per accrescerlo. Nella parabola, Gesù, ci chiede di correre dei rischi, ma spesso, inestricabili limiti e fragilità ci impediscono ogni progresso. Il nostro istinto è di autoconservazione, di mantenimento di ciò che è familiare, e tende ad evitarci disagi. Dio invece, ci invita sempre a spingerci oltre, e ci fornisce sempre il necessario per superare i nostri limiti. Sta a noi, però, correre il rischio di farlo. Un servo buono e fedele, non è un affarista, ma un discepolo che pone la sua fiducia in colui che tanto gli affida, e per questo è disposto a correre il rischio di coinvolgersi totalmente.

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