domenica 2 ottobre 2022

Alle sorgenti della fede

Ab 1, 2-3; 2, 2-4; Sal 94; 2 Tm 1,6-8.13-14; Lc 17, 5-10

Quale consapevolezza abbiamo della nostra fede, personale e collettiva?
Non sarà la fede personale l'ennesima esperienza fai da te, che giustifica i nostri bisogni, progetti e paure?
Non sarà la fede comunitaria l'espressione di un club parrocchiale esclusivo in cui i soci, si rinchiudono in rituali di affiliazione, gratificanti solo per sé stessi e per una esperienza che nulla ha a che fare con la fede della Chiesa di Cristo?
Papà Francesco in riferimento a questa pagina di vangelo dice che noi ogni giorno dovremmo chiedere al Signore di accrescere in noi la fede. Gesù, con l’immagine del granello di senape vuole farci capire che la fede, anche se piccola, può avere la forza immensa, perché avere fede significa non affidarsi alle proprie forze, ma a Dio, che può tutto.
Ecco allora che oggi, questa richiesta assume una importanza fuori dal comune, Signore accresci in noi la fede, in questo tempo che sgretola ogni consapevolezza. Oggi ci vuole fede per stare di fronte alla realtà senza il rischio di venirne travolti.
Dopo la pandemia e ora sull'orlo (conclamato) della terza guerra mondiale, assistiamo alla maturazione di fenomeni che erano palesi da anni: disintegrazione sociale, povertà globale, speculazioni economiche, egoismo antropologico, nazionalismi esasperati, esodo dal religioso, ecc...
Come stare con fede dentro questa realtà?
È evidente che nel nostro tempo, il cristiano vive la fatica di proporre un’esistenza plasmata e ispirata dalla parola e dalla vita di Gesù di Nazareth. Rischiamo di essere incapaci di testimoniare il vangelo e di discernere la vita alla luce della Parola.
Signore ci vuole fede nel vivere oggi il tempo e il modo di essere Chiesa anche nel nostro territorio. Se osserviamo con onestà la vita delle nostre comunità, vediamo che nonostante il tanto nostro fare tutto è segnato dall’assenza dei giovani, dalla crisi delle famiglie; come anche dall'eclissi della partecipazione sacramentale e liturgica. Il tracollo delle vocazioni consacrate, il tramonto della cultura cattolica, la confusione etica e sociale, producono un senso di smarrimento generale da parte di chi non riesce a comunicare in modo positivo la propria esperienza e il proprio incontro con Gesù. Sperimentiamo la paura di chi si sente inadeguato in un mondo in continuo cambiamento e in cui tanto viene meno.
Devozioni, riti e varie attività non dicono nulla della fede, non raccontano più il mistero di Dio e del suo amore per l'uomo. E noi invece più che mai ci leghiamo a dei riti ripetitivi e consolatori.
Signore ci vuole fede per non cedere all'indifferenza e all'irrilevanza del fatto cristiano. Di fronte ad una dilagante indifferenza, rischiamo di riproporre ricette vecchie e rassicuranti, ripetendo parole d’ordine, slogan e iniziative di una pastorale già vissuta, evitando per la paura del confronto di entrare nel momento presente, di sperimentare il nuovo, ed evitando di aprici a proposte non convenzionali.
Signore abbiamo bisogno di credere, abbiamo bisogno della fede ... La fede non è la conseguenza di un processo intellettuale e di una qualche catechesi, ma è il frutto dell'intimità con il Signore, dell'ascolto della sua parola, della vicinanza a Lui al suo modo di pensare e di amare ogni uomo. La fede si genera nel legame con il Figlio di Dio. Nel legame a Lui, come servi, cioè come amici che si spendono e si mettono a servizio, per condividere il suo sogno/progetto per la salvezza, ovvero redenzione/felicità del nostro mondo. La fede non può che essere espressione di abbandono e amore per il Signore, insieme a una progressiva e totale spoliazione: cioè sentirsi servi inutili. Ma abbiamo capito che questa è l'essenza della fede?

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