domenica 9 ottobre 2022

La potenza di un grazie!

2Re 5,14-17; Sal 97; 2Tm 2,8-13; Lc 17,11-19

In questo breve racconto ci confrontiamo con un'esperienza straordinaria: la gratitudine.
Non voglio soffermarmi sui nove lebbrosi, che guariti, non tornano da Gesù, rispetto ai quali sembrerebbe che anche il Signore si sia quasi risentito. Ma non credo sia stata questa l'intenzione dell'evangelista, quanto piuttosto quella di farci toccare come è sovrabbondante la gratuità del dono di Gesù rispetto al nostro umano ringraziamento.
Il ringraziamento, consiste sempre nel riconoscersi preceduti dalla grazia.
La gratitudine è un moto dell’animo che può nascere solo quando una persona inizia a guardarci con bonta, con amorevoleza e gratuitamente.
Tutti i lebbrosi erano ovviamente felici per la guarigione, soltanto uno di loro, però, oltre che per la guarigione, si rallegra per l’avvenuto incontro con Gesù. Non solo è liberato dal male, ma possiede ora anche la certezza di essere amato da lui.
Il nocciolo della questione è proprio qui: quando ringrazio esprimo la certezza d’essere amato. Si scopre che l’amore è la forza che regge il mondo. Come scriveva Dante, l’amore è ciò «che move il sole e l’altre stelle» (Paradiso, XXXIII, 145).
Per cui quando accade di ringraziare, ci accorgiamo che non è semplice e formale atto dovuto, di buona educazione, quanto l’espressione di una fedeltà e di una vicinanza che ci lega sempre più, e meglio al Signore.
Questa vicenda dei dieci lebbrosi ci conferma quanto Paolo dice a Timoteo - lo abbiamo appena ascoltato -: " ... se noi siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso". Ecco allora che nella vita dobbiamo imparare a fidarci della sua amorevole presenza: Dio è qui, è con noi, coinvolto prima di tutto nelle nostre piaghe, come in quelle dei dieci lebbrosi, e poi anche nello stupore dell’unico che torna da Gesù ... Ecco allora che pure noi dobbiamo esercitarci e imparare a compiere questo gesto: tornare con gratitudine.
I dieci lebbrosi si sono messi in cammino ancora malati: è il viaggio della vita con tutte le sue fatiche e inadeguatezze; e oggi, con tutta la fatica di anni di pandemia; come anche di questa assurda e ingiusta guerra fratricida. La fatica quotidiana segnata dalla preoccupazione del costo della vita, (... Come siamo lontani dai gigli del campo o dal volo degli uccelli del cielo), questa è la nostra lebbra di oggi fatta di insicurezza e paura, di disorientamento e pregiudizio. Ma è proprio in questa fragilità che occorre fare il primo passo, chiedere al Signore, e mettersi in cammino con la speranza che ci è data dalla sua parola: la speranza diventa più potente della lebbra, spalanca orizzonti e conduce nella vita vera. Quando la nostra umanità è toccata dalla sua amorevolezza, o da quella dei fratelli, inevitabilmente guarisce le sue ferite. Questo dovremmo sempre aver chiaro; perché è espressione della fede nella misericordia del Padre e nell'amore di Gesù per noi, che non è venuto meno neppure sulla croce.
Ora è importante capire che cosa esprime la gratitudine del samaritano?
Il lebbroso di Samaria, mentre è in cammino si accorge che è già guarito e torna subito da Gesù, non va dai sacerdoti perché ha capito che la salvezza non deriva dalle leggi sacre, ma dal rapporto personale con quel Gesù di Nazaret. A lui non basta la guarigione, lui ha bisogno di salvezza, che è più della salute, più della felicità. Altro è essere guariti, altro essere salvati: nella guarigione si chiudono le piaghe, nella salvezza ci si apre la pienezza della vita.
Ecco è proprio questa esperienza di vita che ci dovrebbe portare a ringraziare per tutto ciò che nel tempo abbiamo vissuto come una grazia, e ora pur nella fatica ringraziare per la vicinanza di Gesù che amorevolmente in modo, forse diverso dalle nostre pretese, continua a salvarci con la sua parola, con il suo corpo donato e con la sua misericordia infinita. La gratitudine allora diverrà porta della gioia vera, che non ha nulla che fare con la pretesa dei nostri ragionamenti, ma è gioia perché ci si abbandona con obbedienza al pensiero del Padre. La gioia sarà quella di ciò che essendo nuovo non lo abbiamo ancora sperimentato. Ma proprio per questo ci vuole un briciolo di fede, e un briciolo di quella umiltà che non guasta mai.









Nessun commento:

Posta un commento