mercoledì 2 novembre 2022

La speranza della vita eterna... un'ancora per dare senso alla vita

Giobbe 19,1.23-27 e Giovanni 6,37-40

Questa mattina, in questo inizio di giornata, quasi come le donne che vanno al sepolcro di Gesù, noi siamo venuti a dare testimonianza reciproca della speranza nella risurrezione che i nostri genitori, i nostri nonni, ci hanno trasmesso.
Una speranza, una fede che la Chiesa fa sue con le parole di Giobbe e ricorda che la certezza cristiana della vita eterna è un "dono" che dobbiamo chiedere a Dio.
"Io so che il mio Redentore è vivo, e lo vedrò con i miei occhi". Questa è la speranza cristiana. Il brano della Prima Lettura ci dice come Giobbe, “sconfitto, anzi, sfinito nella sua esistenza, dalla malattia, con la pelle strappata via e quasi al punto di morire”, ha comunque una certezza e la dice: “Io so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere”. Giobbe, tocca il punto più basso della sua fragilità umana.
Anche noi in questo luogo, ammettiamolo, tocchiamo il fondo della nostra umanità, siamo prostrati, tutto sembra perso e senza prospettive ... ma proprio qui è possibile quell’abbraccio di luce e calore che rassicura: “Vedrò il Redentore con questi occhi”, “i miei occhi lo contempleranno, e non un altro”.
Questa certezza, quasi nel momento della fine della vita, “è la speranza cristiana”.
Una speranza che è un dono: “Noi non possiamo averla”, non dipenda da noi ... Ma dobbiamo chiederla: “Signore, dammi la speranza”. Ci sono tante cose brutte, che ci portano a disperare, a credere che tutto sarà una sconfitta finale, che dopo la morte non ci sia nulla”. Ma la voce di Giobbe ritorna come condizione comune del cuore dell'uomo.
La speranza ci attrae, ci coinvolge, ci piace, la speranza dà un senso alla vita.
Io non vedo l’Aldilà, ma la speranza è il dono di Dio che mette al cuore della vita, che ci fa toccare la gioia eterna. La speranza è un’ancora che traduce la fede, dall’altra parte, noi, ci aggrappiamo proprio alla speranza e ci sosteniamo ripetendo: Io so che il mio Redentore è vivo e io lo vedrò. E questo, ripetiamolo nei momenti di gioia come nei momenti brutti, nei momenti di morte.
Anche nel Vangelo di Giovanni, Gesù conferma che "questa speranza che non delude", la speranza è lui stesso. La speranza è ciò che riempie la vita di senso e di finalità. Nulla è per caso, e la vita così non per il nulla.
Oggi in questo luogo dove i nostri morti riposano nella speranza, ripetiamo con fede che la nostra forza, la nostra certezza è il nostro Redentore, egli vive e noi lo vedremo, noi stessi lo vedremo; i nostri occhi lo contempleranno, e non un altro”. Di fronte a questi corpi morti umiliati dalla morte, ripetiamo che Cristo è risorto, ed è vivo, ma è proprio lui il senso della nostra esistenza.



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