domenica 20 novembre 2022

La Gloria del Re in Paradiso!

2 Sam 5,1-3; Sal 121; Col 1,12-20; Lc 23,35-4

C'è aria di crisi ... o meglio ... di voler archiviare la fede cristiana, forse per la sua pretesa di essere via, verità e vita per l'uomo di ogni tempo, epoca e cultura ...
In questo fine anno liturgico, mi è passato sotto gli occhi la recensione di un libro già esaurito, che mi ha subito colpito per la sua forte provocazione ...
Il futuro dell'Occidente è pagano. Siamo in un declino; sedici secoli di cristianesimo stanno per finire ... tutto ci parla di una nuova era che non sarà atea o nichilista, come molti credono, ma pagana.
Che la cristianità abbia esaurito il suo tempo lasciando spazio a nuove religioni, al ritorno del politeismo che venera gli alberi, la terra, le balene?
Il cristianesimo deve forse reinventarsi in altro modo se vuole sopravvivere?
Cosa significa oggi testimoniare la trascendenza, il Cristo Re dell’Universo?
Siamo chiamati a rivestire i panni degli agenti segreti di un Dio di nuovo sconosciuto?
Quale è il senso e il fine dell’esperienza della fede cristiana se non quello di generare figli di Dio, quindi uomini e donne maturi e capaci di fare discernimento sulla vita e sulla storia, quindi non assoggettabili a ideologie o a modelli globalizzanti.
La solennità che celebriamo nella liturgia non è la glorificazione della regalità umana, non cortei con carrozze e pennacchi, con soldatini e servi in livrea a fare bella corona, in un rito solenne di incoronazione, tra chiarine e stendardi medioevali.
Questo fine dell'anno liturgico, questa solennità, vuole introdurci nella comprensione della nostra storia e della nostra vita, non in modo astratto e filosofico, ma in modo molto concreto.
Gesù si presenta come un re crocifisso; chiede a noi se ci interessa ancora la sua proposta di vita; ci chiede se abbiamo ancora desiderio di eternità e di misericordia. 
Ci invita a lasciarci toccare dall'amorevolezza e dal perdono ... 
Ci offre le sue braccia aperte come spazio in cui affidarci a lui e a cui affidare tutti i fardelli e le fatiche di questo tempo.
Braccia allargate per diffondere la sua forza, che non dipende da delle armi, ma da un amore così fragile e nudo che è quasi inerme; che ci appare solo debolezza e sconfitta. Da subito, si è mostrato questo Re come uno sconfitto della storia, decretandone la morte sulla croce, eppure é proprio da quella fine che sgorga la risurrezione e la rinascita dell’uomo, ala sua vera dignità di figlio.
Il vangelo ci racconta come in quel tempo molti stavano a guardare, molti erano curiosi, ma ciò che emerge è il non aver accolto quell'abbraccio di Gesù, perché era più grande la paura di essere inchiodati sulla croce che il caldo fascino della carezza del suo amore.
Per noi è diverso, per noi oggi è il tempo in cui farci carico anche di una storia passata fatta di contraddizioni e di fragilità, ma non per questo capace di annullare ciò che quel Re crocifisso rappresenta.
Possiamo guardare la croce, possiamo fissare il nostro sguardo a questo nostro crocifisso, per renderci conto di quanto costa amare questa nostra umanità.
Un Re completamente immerso nella fragilità dell’umano, al punto da risultare quasi sfigurato, ma è proprio questa immagine che ci racconta, quanto sacrificio si nasconde nel farsi servo ... eppure Gesù non è fuggito di fronte alla nostra disumanità ma ci testimonia che da quel trono di dolore e pazzia umana, ciò che emerge come necessario è donare una parola di amorevole cura per un ladrone, per un peccatore, che in quel momento si è sentito amato, accolto e salvato. Quando amiamo veramente, quando vogliamo bene, desideriamo solo stare insieme a chi amiamo.
Tutto di Gesù si condensa in quel brevissimo momento ... quella è la gloria del nostro Re ... non come la gloria del mondo, fatta di vanità e di potere, ma è l’unica gloria incorruttibile che resterà per sempre: ieri, oggi e domani in paradiso!

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