domenica 6 novembre 2022

Non si muore per sempre

2 Mac 7,1-2.9-14; Sal 16; 2 Ts 2,16-3,5; Lc 20,27-38

A pochi giorni dalla commemorazione dei santi e dei defunti, la chiesa ci ricorda che la fede nella risurrezione  è dei viventi, cioè di chi è vivo; perché la fede è questione d’amore, e l’amore si caratterizza per l'esserci a priori, la reciprocità e per il per sempre. Nel rispondere ai sadducei, Gesù ci introduce nel Paradiso, nell'esperienza della vita eterna che però ha come origine la nostra esistenza, il nostro essere vivi, oltre ovviamente l'esperienza del morire. Per Gesù la risurrezione è parte del vivere, e questa vita, è già vita del Padre suo: una vita che è dei suoi figli, una vita capace di determinarne identità e dignità: "I figli degni della vita futura e della risurrezione dai morti (...) sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio di Dio. La condizione principale è essere figlio, per cui è vivere la pienezza della intimità (relazione personale), e della comunione (relazione interpersonale e fraterna), con il Padre. Realtà a dir poco semplici, ma insieme misteriose e meravigliose. La storia che i sadducei inventano per mettere in ridicolo l’idea della resurrezione, nega ogni vera intimità, focalizzando tutto in una norma giuridico-matrimoniale, e disattende la comunione, tutto si sviluppa in una opportunità egoistica di un singolo. Gesù prende al balzo questo tentativo di ridicolizzarlo, e apre a una meravigliosa possibilità per farci percepire la vita eterna che si rivela nella speranza che tutto di noi coinvolge, e nell’abbraccio amorevole e fedele del Padre che attende di stringerci ed accoglierci. Forse anche oggi come allora, la fede nella risurrezione rischia di essere una non risposta, perché è messa in ombra e in ridicolo da una religiosità che ostenta sé stessa, ma che risulta al pari di quella di scribi e farisei, clericale, e incapace di dare risposte vere alle domande e alle situazioni di vita che oggi percorrono il nostro cuore. Oggi, realtà come la guerra; l’ingiustizia vissuta sulla pelle da tanti; le povertà; le diversità negate e incomprese; la rabbia che accompagna il vivere insoddisfatto; la fragilità dei giovani come anche di tutti; i dubbi di fede come anche una fede dismessa; tutto questo si confronta anche con un senso religioso o con una proposta di vita assolutamente inadeguata, col rischio di non essere una vera risposta … Gesù ci porta al largo, ci invita a pensare più in grande: "Quelli che risorgono non prendono moglie né marito". La vita eterna non è il prolungamento di quella presente. Coloro che sono morti non risorgono alla vita biologica ma alla vita di Dio. La vita eterna vuol dire vita dell’Eterno Padre.


E’ una vicenda vera …

Al tempo della propaganda antireligiosa, in Russia, un commissario del popolo aveva presentato brillantemente le ragioni del successo definitivo della scienza. Si celebrava il primo viaggio spaziale. Era il momento di gloria del primo cosmonauta, Gagarin. Ritornato sulla terra, aveva affermato che aveva avuto un bel cercare, in cielo: Dio proprio non l’aveva visto. Il commissario tirò la conclusione proclamando la sconfitta definitiva della religione.
Il salone era gremito di gente. La riunione era ormai alla fine. “Ci sono delle domande?”.
Dal fondo della sala un vecchietto che aveva seguito il discorso con molta attenzione disse sommessamente: “Christòs ànesti”, “Cristo è risorto”. 
Il suo vicino ripeté, un po’ più forte: “Christòs ànesti”. 
Un altro si alzò e lo gridò; poi un altro e un altro ancora. 
Infine tutti si alzarono gridando: “Christòs ànesti”, “Cristo è risorto”.
Il commissario si ritirò confuso e sconfitto. Al di là di tutte le dottrine e di tutte le discussioni, c’è un fatto. Tutto il cristianesimo è condensato in un fatto: non si può niente contro di esso. I filosofi possono disinteressarsi del fatto, ma non esistono altre parole capaci di dar slancio al: Gesù è risorto.


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