venerdì 22 aprile 2016

Atti 13,26-33 e Giovanni 14,1-6
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me


Non è detto che quanto detto da Gesù, in quella sezione che noi abbiamo definito "discorsi di addio", sia da riferirsi esclusivamente all'eternità e alla dimensione di passaggio da vita a morte e risurrezione. Se invece fosse il vertice, il compimento delle parole sul pane e sul calice? Mangiare il suo corpo, bere il suo sangue, così si ha parte con la sua vita, nuova per noi, perché è la vita del Padre? La strada per quella vita è appunto l'esistenza vissuta con Gesù: via, verità e vita. In questa logica si comprende l'immenso valore del tempo presente, del quotidiano, e dei "segni" che generano la fede. Non sono io che do valore al "segno" del pane o del vino, ma è quel segno che mi provoca la fede, cioè mi offre una relazione che in questo caso è esistenziale e nuova, ovvero dall'alto, come Gesù confidò a Nicodemo.

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