giovedì 14 aprile 2016

Atti 8,26-40 e Giovanni 6,44-51
"E come potrei capire, se nessuno mi guida?"

Nelle parole dell'Etiope, di Atti, emerge una condizione particolarissima legata alla comprensione delle scritture: non si tratta solo di un "capirle" o di uno "spiegarle", nelle scritture occorre essere "guidati". Guidati dalla stessa a Rivelazione, cioè dal Padre. Nel Vangelo di Giovanni, è possibile, per il discepolo, comprendere il nesso tra vita eterna, pane della vita e Gesù, solamente se in questo si è "ammaestrati" da Dio. Giovanni sembra dirci che Gesù non è convincente,  o affascinante di suo, egli è il compimento, quindi ciò per cui noi esistiamo. Al pane della vita, siamo guidati e portati, affinché lo stesso pane della vita ci dia alla possibilità di comprenderci come mistero. Il capitolo sesto di Giovanni ci guida nel comprendere le scritture proprio in questa direzione, come possibilità per la realtà di non esaurirsi in se stessa, ma di trascendersi in forza del segno stesso a cui partecipa.

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