domenica 11 dicembre 2016

Isaia 35,1-6.8.10 / Salmo 145 / Giacomo 5,7-10 / Matteo 11,2-11
Questa attesa significativa ...

Da sempre Gesù, nel Vangelo che leggiamo e meditiamo, attraverso le parole e l'esperienza di Giovanni Battista, ci rinnova la stessa domanda: "sono io quello che attendi ... o in realtà attendi un altro?"
Al dubbio di Giovanni, segue la risposta di Gesù; ai nostri dubbi, quale risposta segue?
L'impressione personale è che oggi, più che dubbi, siamo di fronte a una assenza di domanda; il desiderio che muove interessi e progetti si spegne progressivamente dentro un contesto culturale e sociale che si vuole fare garante, a parole, di ogni soddisfazione, ma che in realtà ci sottrae a noi stessi.
Ma come nascono i desideri?
I desideri si coltivano e crescono quando la vita di tutti i giorni non si richiude e ripiega in se stessa. È l'apertura all'altro, il confronto con le idee, lo spendersi gratuitamente che alimenta la "fabbrica dei desideri". Una fede viva, dinamica, in confronto, diventa una fede che domanda a Gesù di essere presente e parte attiva della vita stessa.
Quando il dubbio nasce dalla frustrazione e dalla tristezza, dall'avvilimento e dal l'indifferenza, quel dubbio non è germe di scoperta, e neppure di crescita e di progetto. Quel dubbio è insano, è il dubbio di senso e significato che annichilisce l'uomo occidentale contemporaneo.
Il Vangelo, come sempre vuole essere uno strumento per suscitare i desideri, quasi un "arnese" della "fabbrica dei desideri". Gesù vuole che nasca in noi una domanda che implica la richiesta del suo venire. Di fronte a questa domanda, come per il Battista, la risposta del Signore chiede di essere cercata in ciò che è piccolo, povero e in ciò che rappresenta un limite: "I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo".
Gesù in queste domande e risposte ci vuole condurre a una costante presa di coscienza: una decisione che ci soddisfi, non tanto per la sua originalità, oppure per la sua compiutezza, quanto per la sua semplicità. L'evidenza della rivelazione, lo ripeto da anni, si impone a se stessa, senza la necessità di essere giustificata dal ragionamento e dal consenso. Rileggere la seconda lettura, questa settimana ci può solo fare bene, per capire perché Gesù continua a chiederci se è proprio Lui che aspettiamo. Ma soprattutto come si fa ad attenderlo.
"Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore".

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