lunedì 28 dicembre 2015

1Giovanni 1,5-2,2 e Matteo 2,13-18
Da Qumran a Gesù, verso noi...


Un certo influsso dualista (luce/tenebre), forse riflesso della comunità di Qumran, risuona come sfondo della prima lettura; ma in 1 Giovanni, non ci si limita a consolidare l'esperienza di chi sceglie la luce alle tenebre, ma rivela ciò che genera la luce stessa, cioè il sacrificio di Cristo. È il suo sangue, il suo donarsi che permette alla luce di dilagare e di essere fonte della comunione con lui. Il sacrificio del suo sangue è il dono della sua stessa vita. Dare a noi la sua vita, permette a ciascuno di trasformare la propria esistenza da bene personale ed esclusivo a esperienza di condivisione e di comunione: un amare gratis. La luce è quindi ben più di una scelta morale ed etica, ma è la possibilità di vedere la nostra vita trasformata grazie al dono del sacrificio di Gesù; vivere della luce e nella luce è condizione per fuggire la tenebra dell'egoismo e della solitudine. La tenebra, vivere per se stessi, è causata dal peccato e alimenta il peccato.
Erode è nella tenebra, i Magi gli hanno dato la possibilità di accogliere il dono della luce vera, ma la tenebra della sua esistenza lo ha trattenuto nei vincoli di morte, e la morte ha generato solo altra morte. La luce invece ha generato in quel peccato figli della testimonianza, testimoni inconsapevoli dell'amore.

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