domenica 6 settembre 2015

Isaia 35,4-7a / Salmo 145 / Giacomo 2,1-5 / Marco 7,31-37
Effatà ... Cioè apriti!

L'immagine del Vangelo a volte ci condiziona al punto che non riusciamo a percepire la portata e il significato di questo "apriti". Per noi, spesso tutto si concentra nella guarigione  da una inabilità, e ci sfugge che la nostra vita tende inevitabilmente a rinchiudersi in se stessa per le toppe ferite e delusioni ...
Le ferite spesso ci trasformano e ci rendono duri e insensibili; essere sordi e muti non è solo la condizione di una malattia che isola dal mondo e rinchiude in se stessi; esser sordi e muti è spesso la nostra normale condizione di vita dove per paura non facciamo entrare nessuno in noi stessi, ci barrichiamo dietro a tante scuse e falsi problemi.
Quando Gesù dice "apriti" non solo compie un gesto straordinario di potenza, ma ci riconduce a una esperienza umana che è originaria: l'apertura all'amore, l'apertura alla parola dell'altro e all'ascolto dell'altro, ma soprattutto l'apertura al Padre, a Dio e alla sua parola che ci fa capaci di "missione".
Oggi l'apristi a Dio si traduce nella possibilità di aprirsi ai fratelli, al loro ascolto alle loro parole ...
Aprirci significa pensarci, sentirci e agire come in stato permanente di missione! Occorre coltivate in noi l'irresistibile chiamata a incontrare l'uomo per vivere con lui la "bellezza del Vangelo"
Per essere missionari e aperti occorre quindi capacità di ascolto ... E questa è possibile solo attraverso l'ascolto della Parola ... Attraverso l'ascolto della voce dello spirito che parla alla Chiesa e la si spinge verso la missione ...

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