domenica 27 settembre 2015

Numeri 11,25-29 / Salmo 18 / Giacomo 5,1-6 / Marco 9,38-43.45.47-48
Nel nome (mio) ... 


Essere gettati nella "Genna" dove il verme non muore e il fuoco non si estingue ... Queste parole di Gesù riecheggiano quelle di Isaia (66,22-24) dove si contrappone la realtà nuova che Dio viene a realizzare con la conseguenza di chi non vuole unirsi a Dio nel realizzare la nova creazione. La Genna è il luogo dei rifiuti della città di Gerusalemme, dove tutto si corrompe e marcisce (il verme) e dove tutto viene bruciato (il fuoco) ... Dalla discarica saliva quindi un odore ben distinguibile che dava l'immagine evidente del luogo di morte ...
Ma ciò che è più evidente non si esprime nel giudizio di condanna ... Ma nella sollecitazione ad agire nel nome di Gesù. Il discepolo di Cristo, agisce nel suo nome, non agisce, non vive, non ama per suo conto; ciò che la mia persona è, lo è in quanto unita al Cristo,  all'Unto del Signore, la nostra comunione con Gesù si rivela pienamente nella nostra esistenza ...
Nessuno ha una esistenza insignificante, ma la nostra vita diviene spazio esistenziale della vita di Dio ... È questa la svolta esistenziale che ci permette di vivere un vero ANTROPOCENTRISMO, cioè comprendere il valore dell'uomo a partire dalla sua origine da Dio e della sua inalienabile relazione da Dio.
Gesù tratteggia la condizione esistenziale di chi rinnega l'appartenenza a Lui, di chi non agisce nel nome di Cristo: scandalizzare i piccoli ... ferire la fede semplice e indurre chi è fragile nell'errore (manipolare, plagiare, condizionare) ... Una condanna esemplare (gettati in mare con una macina al collo: certezza assoluta di morire).
Questo scandalizzare si concretizza nell'agire concreto (mano), nel condurre nel cammino di ogni giorno (piede) e nel vedere la realtà, cioè nel discernimento della vita (occhio).
Che cosa permette a discepolo di Cristo di non cadere nello scandalo?
Che cosa permette al discepolo di Cristo di generare e vivere un autentico divino antropocentrismo?
Assomigliare alla misericordia di Dio, assomigliare a Gesù. Le opere della misericordia, cioè l'essere e l'agire secondo misericordia, realizzano la realtà nuova del regno di Dio, cioè come dice Marco, permette di "entrare nella vita".
Ciò che ci è chiesto da Gesù è di infettare la nostra esistenza con il virus della misericordia per poter così contagiare il mondo con la misericordia.
Portatori di una malattia che, contagiando, non porta alla morte ma permette alla vita di entrare in se stessa e fiorire in pienezza!

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