domenica 26 giugno 2016

1 Re 19,16.19-21 / Salmo 15 / Galati 5,1.13-18 / Luca 9,51-62
Un nuovo umanesimo.

Spesso nelle nostre riunioni pastorali, nei consigli, negli incontri di associazione, gruppi e movimenti, ci interroghiamo e "arrovelliamo" su come riuscire a fare un annuncio del Vangelo che possa trovare una accoglienza e che possa realmente chiamare a conversione. Questo desiderio spesso si traduce in una tecnica o in una strategia che ha tanto di campagna promozionale, pubblicitaria ... Ma Gesù, nell'annuncio del Vangelo non si è affidato né a società di promozione e neppure di sondaggio demoscopico. Questo Vangelo lo ascoltammo anche nel 1992, lo dico perché la frase conclusiva (in quel tempo) mi diede particolare fastidio: "nessuno che ha gettato mano sull'aratro e guarda ciò che è dietro è ben messo per il Regno di Dio". Una frase che risuonava in un momento della mia vita nel quale ero abbastanza travagliato e in crisi circa la mia vocazione. A questa fase faceva eco una espressione del mio bisnonno "chi non è buono per il re, non lo è neppure per la regina" ... Come dire: se non sei buono per il regno di Dio, per cosa pensi di esserlo?
Oggi, a distanza di ventiquattro anni, all'ascolto delle parole di Gesù non mi sento infastidito, anzi ne gusto un fascino straordinario: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo"; come pure: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio".
Gesù indurisce il suo volto, assume nel volto la determinazione della sua decisione e non si frantuma neppure di fronte alla ostilità di tutto il mondo attorno.
Queste parole stanno di fronte a noi, discepoli di oggi, e ci fanno chiarezza:
- oggi non occorre una durezza, che diventi estremismo o opposizione, quasi un "fuoco dal cielo che brucia tutte le opposizioni" ... Alcuni manoscritti (compresa la vulgata) citano che Gesù a Giacomo e Giovanni disse anche che il figlio dell'uomo non è venuto per perdere le anime degli uomini, ma per salvarle.
La durezza del volto corrisponde alla fermezza della decisione di vivere fino in fondo il Vangelo, la parola del Padre, e questa durezza del suo volto, ovvero fermezza, si traduce nella misericordia.
- oggi non occorre svendere in Vangelo, "un tre per due o uno sconto globale ..."
Queste tecniche commerciali svuoterebbero il volto di Gesù del fascino del mistero, del fascino del figlio di Dio. È il travaglio che la parola di Gesù è capace di generare che dimostra l'importanza di una adesione senza addolcimenti.
- oggi occorre riaccostarci all'idea di Gesù, annunciare un Vangelo che è capace di ridisegnare una nuova realtà umana. Papa Francesco parla di ecologia umana, di nuovo umanesimo. Questo può nasce solo dal Vangelo che sgorga dal pensiero di Gesù, dalla sua vita e da come lui lo ha vissuto.
Tre sintesi:
- neppure un sasso; siamo troppo legati alla "sicurezza";
- staccarsi dal mondo dei morti; il regno di Dio è vita;
- tendere lo sguardo alla meta; e la mano salda sull'aratro.
Questo per comprendere come la Chiesa e alla nostra comunità occorre:
- Uscire, per poter sperimentare il mettersi in cammino con Gesù verso Gerusalemme;
- Annunciare per poter ritrovare il gusto di testimoniare il Vangelo con la vita;
- Abitare per condividere gli spazi in cui l'uomo di oggi dimora e vive;
- Educare per suscitare il desiderio del vero e del bello;
- Trasfigurare, per fare vedere cosa c'è oltre i nostri limiti.

Nessun commento:

Posta un commento