domenica 19 giugno 2016

Zaccaria 12,10-11;13,1 / Salmo 62 / Galati 3,26-29 / Luca 9,18-24
La Croce è il Vangelo 

Queste parole di Gesù sono collocate tra due eventi straordinari della sua vita: la moltiplicazione dei pani e la trasfigurazione. Due eventi che ci rivelano la dimensione sociale e di comunione del regno e quella trascendente: la gloria del Cristo. Dalla domanda di Gesù, rispetto alla quale molte volte ci siamo interrogati, ne nasce una implicita: "Vuoi caricarti della croce per seguire il maestro?"
Per Gesù caricarsi della croce ha significato accettare il confronto con la realtà spesso ostile e dimostrare la forza rivoluzionaria della proposta del Vangelo.
Io in realtà, questa croce non la voglio caricare sulle spalle! Se infatti fosse vero che me la voglio caricare, la prima conseguenza sarebbe il mettere in discussione il mio servizio nella comunità e nella Chiesa.
Papa Francesco alla Chiesa italiana, quindi anche a noi, a Firenze dice: "Il nostro dovere è lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare. La nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo. Dobbiamo seguire questo impulso per uscire da noi stessi, per essere uomini secondo il Vangelo di Gesù. Qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi. È lì che trascende sé stessa, che arriva ad essere feconda.
(...) Mi piace una Chiesa inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà."
Oggi le parole di Gesù, le parole del Vangelo diventano: "chi vuole venire dietro a me prenda questa croce e mi segua!"
Dobbiamo smettere di caricarci della croce che ci siamo costruiti con le nostre mani, frutto dei nostri desideri e delle nostre immagine, di ciò che noi vogliamo sia il Vangelo, la Chiesa, la comunità ... 
La croce rappresenta il "segno" nel quale Dio Padre chiede a Gesù di calare il Vangelo in tutta la sua vita, di viverlo fino in fondo, per permettere al Vangelo di essere strada di salvezza per chi lo accoglie.
Dire con Pietro "tu sei il Cristo di Dio", significa dire: lascia che mi carichi della croce. Ma questo implica non una semplice adesione intellettuale, ma un caricarsi di una concretezza reale. Per cui, di cosa mi carico se mi carico della croce?
Mi carico, cioè faccio mia la scelta di "lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare".
Come inizio a lavorare lottare per un mondo migliore?
Prima di prendere su di sé il patibolo, Gesù ha rinnovato nella sua persona il segno del pane. Spezzare il pane, spezzare la vita per donarla, per non trattenerla, ma per dividerla e condividerla. Ma se noi tutti fatichiamo a condividere la vita anche solo all'interno della comunità di fede, come impererò a donare la vita indistintamente ad altri?
La croce inizio a portarla, solo quando è il frutto dello spezzare del pane. Spezzare la vita non significa distruggerla o impoverirla. Ma significa prima di tutto partire da questa comunione (questa eucaristia) per riconosce l'importanza dell'altro.
Quando a croce è il segno della vita donata, allora tutto si trasfigura a immagine del Cristo, vivo è risorto, e anche la realtà diventa trasfigurazione.

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