sabato 25 giugno 2016

Lamentazioni2,2.10-14.18-19 e Matteo 8,5-17
La nostra fragilità ... La sua misericordia ...


La paura più grande non è la morte, ma la "fragilità". Ciascuno ne porta in sè il segno della presenza e manifestazione. La nostra esperienza ne viene, infatti, sdegnata da subito, ed è spesso un appello costante a Dio, invocato come salvatore e liberatore. A Cafarnao, Gesù compie dei miracoli, ma soprattutto prende contatto con la nostra "fragilità"; non la tratta semplicemente come una malattia, non si comporta come un pranoterapeuta e neppure con un giudice che sentenzia una qualche etica purificativa. Gesù mostra come le nostre fragilità possono diventare uno spazio di grazia, di incontro tra la nostra umanità ferita e la misericordia del Padre. Gesù non compie dei miracoli - fatti straordinari - ma dimorando nella nostra umanità se ne prende cura a partire dal suo limite: questo suo modo di agire è un esempio è una profezia per tutti; occorre infatti fare come dice Isaia: "Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie".

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