domenica 26 febbraio 2017

Isaia 49,14-15 / Salmo 61 / 1 Corinzi 4,1-5 / Matteo 6,24-34
A chi apparteniamo?

Prendiamo coscienza della appartenenza! Parola strana, parola andata in declino, parola che ci suggerisce ancora una volta l'importanza delle relazioni che generiamo. È infatti nella relazione che ci concediamo, che ci doniamo, oppure che escludiamo e ci isoliamo.
Quando facciamo esperienza dell'appartenere, vincoliamo la nostra libertà non in un obbligo, sarebbe una schiavitù, ma in una relazione di amore che mi impone di donarmi, perché quella è la dimensione della appartenenza, il donarsi liberamente.
Il nostro concetto di appartenenza invece è più simile a quello di affiliazione, o di inclusione in un gruppo di interesse ...
Appartengo, faccio parte di quel partito ... di quel gruppo sportivo ... di quella associazione ... di quella parrocchia ... Ma tutto si risolve e dissolve nel momento in cui quella relazione non mi soddisfa più e non corrisponde al mio desiderio. Possiamo dire che oggi è molto di moda, appartenere in modo relativo, ... a tempo, ... parzialmente, ... part-time.
Questa condizione si evidenzia profondamente anche negli stili di vita comunitaria e nelle scelte vocazionali ...
- se la comunità è sentita come lo spazio dei servizi religiosi e di un benemerito gruppo di fratelli, mi apparterrà solo nel tempo del bisogno delle pratiche religiose e delle necessità ludiche e aggregative ... Ma la comunità è lo spazio della Chiesa di Cristo, se non vivo l'appartenenza alla Chiesa, ne avvilisco inevitabilmente la sua concretezza, il suo essere "regno di Dio" ... 
- se le relazioni non riflettono l'appartenenza reciproca, ci concederemo solo un poco ... e forse nemmeno un poco alla volta ... Ma solo un poco, nella convinzione di garantirci la libertà; ma con l'effetto di smarrire il senso del dono di sé. Come conseguenza immediata non saremo più in grado di vivere la fedeltà e la durevolezza dell'amicizia e dell'amore, acconsentendo alla frantumazione e estinzione dei legami. Così la mia vocazione sarà solo un part-time esistenziale, una sorta di impegno da volontario, ma mai una condizione stabile e definitiva. Non farò mai scelte per sempre ma solo scelte di opportunità.
La vita cristiana implica una appartenenza. La prima appartenenza è a Cristo. Con il battesimo non faccio una affiliazione, una sottoscrizione, ma creo la condizione di appartenenza, io ne divengo parte di Lui, e Cristo di me. Esperienza di appartenenza è scoperta quotidiana, ma non semplice scelta quotidiana. È scoperta quotidiana, che attraverso la ricerca del suo Regno, sposta ogni preoccupazione dal lato della superficialità umana allo spazio della esistenza, della vita di fede.
La fede ci apre ad alcune comprensioni della appartenenza:
- l'evidenza di sentirsi figli, che hanno bisogno di essere amati dal padre. "Il desiderio di essere amati" si congiunga con l'affidarsi alla paternità di Dio: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai".
- la gioia di non affannarci, di non preoccuparci del presente e del domani, ma di vivere il tempo con lo sguardo di colui che cerca Dio nelle "cose che vive". Come discepoli recuperare la realtà a Dio, significa rimettere Dio al centro dell'uomo, e quindi anche l'uomo al centro di tutto.

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