domenica 3 gennaio 2016

Siracide 24,1-4.12-16 / Salmo 147 / Efesini 1,3-6.16-18 / Giovanni 1,1-18
Prologo ... Inizio del Vangelo, ma anche il nostro inizio


Dice Giovanni Evangelista: "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui" ... "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" ... "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia".
SE SIAMO TENEBRA, e lo siamo quando nella nostra vita la scelta di peccato (di isolamento) toglie la possibilità di vedere ...
La grazia di Dio, invece, cioè il suo amore,  ciò che vi sprona ad amare,  è luce che ricopre ogni cosa e permette di vedere. Vedere attraverso l'amore: la luce cessa di essere un fenomeno per divenire il criterio del vedere.
Come si fa a vedere attraverso l'amore? Metto da parte gli altri criteri che condizionano il mio vedere, l'amor proprio, la paura di ciò che è fuori di noi, il nostro interesse.
Fare esperienza dell'amore di Dio ... Accade quando per amore sono condotto all'altro, quando posso con tenerezza lasciare cadere il mio sguardo su mio marito, mia moglie, mio figlio è mia figlia, mio nipote, il mio collega di lavoro, il mio vicino di casa ... Il mio fratello ... questo amore è luce nelle nostre relazioni ...
SE NON SIAMO DIMORA, quando la Parola è esclusa, quando in noi non trova posto e non trova tempo di risuonare.
Gesù, verbo di Dio, si è fatto carne per abitare in noi, per convincerci del bene e dell'amore del padre. Lui, non ce lo ha solo raccontato e promesso, ma, ce ne ha fatto fare esperienza dimorando con noi. Dimorare significa generare legami, permettere che il mondo e le persone abbiano parte di ciò che siamo. È da Gesù che devo imparare come si dimora.
Per dimorare occorre tenere aperta la porta della casa, tenere "aperta" la nostra vita.
SE SIAMO PIENI DI VUOTO, la sazietà, la pienezza di tutto, ci toglie il gusto del ricevere grazia su grazia. in realtà siamo proprio pieni di tutto al punto di essere talmente sazi che lei da sola produce l'indifferenza. Essa diventa il modo per garantire e difendere la sazietà.
In realtà non siamo pieni, siamo tappati, la nostra fame di Dio non è riempita, ma solo tappata. Basta il limite della malattia, il dolore della sofferenza e la paura del morire per aprire in noi l'abisso esistenziale che solo ciò che è eterno potrà mai colmare.
Io preferisco un abisso esistenziale da dover riempire del mistero di amore che è Gesù piuttosto che rimanere "tappato" dal mio limite e dalla fragilità.
All'inizio del Vangelo, il Prologo in Giovanni, anticipa e annuncia tutta la vita del Signore, ma il prologo può anche diventare il primo capitolo della nostra storia, della narrazione della nostra vita di discepoli di Gesù. Partiamo dal principio ...

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