domenica 31 luglio 2016

Qoelet 1,2;2,21-23 / Salmo 89 / Colossesi 3,1-5.9-11 / Luca 12,13-21
L'uomo dal vestito nuovo ...


La seconda lettura ci porta a questo punto estremo: "vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato".
E nel Vangelo, la risposta di Gesù non lascia ombra di dubbio: "custoditevi da ogni avarizia, perché la vita non è nel l'abbondanza e neanche nei beni"
Un uomo vecchio ... vecchio stile, vecchio nel senso che possiede tutto tranne la novità del Vangelo. L'uomo vecchio è l'amministratore della parabola: pensa in termini economici e di convenienza. Lui stesso è tutto il suo mondo, chiuso e ripiegato in sè stesso.
Un uomo nuovo, è l'uomo che si veste di nuovo, anche se è nato vecchio,  se ha fatto esperienza di ciò che è vecchio e del possesso dei beni, alla luce del Vangelo, si è vestito di novità, ora la sua conoscenza delle cose è vera e capace di amore e gioia.
".... Questo è il segreto, cari amici, che tutti siamo chiamati a sperimentare. Dio aspetta qualcosa da te, Dio vuole qualcosa da te, Dio aspetta te. Dio viene a rompere le nostre chiusure, viene ad aprire le porte delle nostre vite, delle nostre visioni, dei nostri sguardi. Dio viene ad aprire tutto ciò che ti chiude. Ti sta invitando a sognare, vuole farti vedere che il mondo con te può essere diverso. E’ così: se tu non ci metti il meglio di te, il mondo non sarà diverso." (In corsivo le parole di Papa Francesco, 30 luglio 2016, Veglia della GMG - Polonia).
Essere nuovi, non è una utopia, parte dalle parole di Gesù, dalla sua chiamata, per trovare nel meglio di te l'occasione di realizzare ciò che è nuovo.
Nelle parole del Vangelo non siamo di fronte al disprezzo dei beni concreti, delle cose o dei soldi, ma al giudizio circa il modo in cui le cose ci portano a Dio e nel suo regno di fratellanza, oppure come le cose ci portano fuori strada.
Forse ci dimentichiamo tutti, che il fine principale della nostra vita è la salvezza eterna, la piena e duratura felicità, cioè la piena e duratura riuscita della nostra vita a partire dal presente. La coscienza e consapevolezza che la nostra vita porta a compimento il progetto di Dio, la vittoria sul male e sulla morte.
Per questo Gesù mette in guardia chi ha dimenticato l'obiettivo primario del vivere, e ha smarrito dove la vita ha la sua sorgente. Non certo nella soddisfazione circa il successo, il potere e il possesso, ma dove mi libero dalle catene "dell'io e del mio", e con libertà conquistata, imparo a ripensare tutto nello sguardo della comunione, dei fratelli, della Chiesa, dei figli di Dio. In questa prospettiva non esiste un possesso esclusivo, ma si impara ad amministrare le "cose" per il bene che le cose sono capaci di generare.
"Il mondo di oggi vi chiede di essere protagonisti della storia perché la vita è bella sempre che vogliamo viverla, sempre che vogliamo lasciare un’impronta. (...) Quando il Signore ci chiama non pensa a ciò che siamo, a ciò che eravamo, a ciò che abbiamo fatto o smesso di fare. Al contrario: nel momento in cui ci chiama, Egli sta guardando tutto quello che potremmo fare, tutto l’amore che siamo capaci di contagiare. Lui scommette sempre sul futuro, sul domani. Gesù ti proietta all’orizzonte. Per questo, amici, oggi Gesù ti invita, ti chiama a lasciare la tua kimpronta nella vita, un’impronta che segni la storia, che segni la tua storia e la storia di tanti." Questo è l'uomo nuovo!

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