domenica 9 ottobre 2016

2 Re 5,14-17 / Salmo 97 / 2 Timoteo 2,8-13 / Luca 17, 11-19
Liberi per amore ...

Cosa significa essere lebbrosi?
Se la lebbra significa essere immersi, nostro malgrado, in un male e in una paura che riempie la vita personale e sociale, la lebbra diviene simbolo di tutte quelle schiavitù che avviliscono la condizione esistenziale del credente. A lebbra è il male la malattia di chi crede, si rivela al credente come una trasformazione e come un abbrutimento tale che trasforma la fede in paura e la vita in attesa di morte.
Quali sono i sintomi della lebbra di oggi, della lebbra che conduce alla morte della fede:
- La lebbra dell'indifferenza: noi viviamo la nostra vita, gli altri vivono la loro, perché dovrei farmi carico della loro? Mi bastano i miei problemi, senza che ...
- La lebbra della pura delle differenze: è nero, è profugo, è gay, è malato, è islamico, è diverso ... Perché tutto ciò che è diverso mi fa paura?
- La lebbra della avarizia (non solo dei soldi, ma di me stesso) non mi coinvolgo, non mi spendo, non mi dono. Perché sono avaro per me stesso e se mi concedo lo faccio come una spilorceria?
Di fronte alla lebbra Gesù non ha dubbi: occorre risanare, occorre riseminare la speranza e la felicità, non si tratta di una semplice guarigione da una malattia, ma occorre ripristinare la fede che si genera nell'amore gratuito di Dio Padre per ogni uomo.
Nell'agire di Gesù comprendiamo che la salvezza (amore gratuito) Dio la riserva a tutti, ebrei e samaritani, credenti ed eretici, santi e peccatori ...
L'obiettivo di Gesù non è di guarire una malattia, non è fare un miracolo, ma è vincere la lebbra, cioè rigenerare uomini liberi.
La libertà è la condizione ritrovata, di cui questi uomini fanno esperienza. Essere lebbrosi ha significato vivere la schiavitù della paura, della rinuncia agli affetti, la preclusione all'amore. Ciò che mi piaceva sottolineare in questa liturgia della parola era proprio la conseguenza della libertà ritrovata. Ma cosa serve oggi essere credenti liberi di credere?
Significa avere il coraggio di tracciare una strada e di lasciare una traccia.
Quando Naaman il siro scopre di essere libero, non vuole più tornare schiavo e vuole mettere solide radici nella "terra" di Israele. Siamo veramente liberi quando siamo radicati nell'amore di Dio. Quando l'amore debella le nostre lebbre.
Sono libero quando ho il coraggio di tornare indietro, con gratitudine, riconoscendo l'amore fedele di Dio.
Solo nell'amore che mi rende libero, posso sradicare i sintomi della lebbra. Quando San Francesco bacia il lebbroso non lo fa per pietà ma liberamente e per amore.



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