domenica 8 novembre 2015

1 Re 17,10-16 / Salmo 145 / Ebrei 9,24-28 / Marco 12,38-44
Scribi ... Chi? Noi?


Quando Papa Francesco, in questi giorni, si esprime con una parola così netta a commento e giudizio dei vescovi, preti e religiosi che parlano di povertà e vivono come "faraoni",  tutta la Chiesa è chiamata a ripensare il proprio stile evangelico. Quando poi diciamo Chiesa, non nascondiamoci dietro un dito ... pensando alle gerarchie, tutti siamo coinvolti in questa appartenenza, ciascuno per la propria responsabilità.
Come risuonavano le parole di Gesù per scribi e farisei, per coloro che ambivano lunghe vesti, vesti sante per coprire la propria ipocrisia, la propria arroganza, la propria cupidigia, allo stesso modo risuonano oggi per noi.
La Chiesa deve essere come la vedova del Vangelo! Deve! Se non è così è come gli altri ricchi che mettono della loro ricchezza ma trattengono la vita.
La Chiesa, e ogni credente, deve avere il coraggio di quell'abbandono che permette di non trattenere la vita per scopi e interessi personali o particolari. Quando i discepoli di Gesù sono capaci di metterci la vita, allora la Chiesa dona vita al mondo ... Quando non avviene questo il mondo soffre e stenta a vivere nella verità. Il vero dono della Chiesa non è una semplice elemosina, ma sono le sue piccole e inaudite ricchezze: i sacramenti (il pane e il vino, la misericordia.. ), l'amore e la tenerezza di Dio e non ultimo il dono del Consolatore ... Solo questo apparirne alla Chiesa ... Il resto è nulla ...
I nostri tempi di stanno dimostrando abitati dallo spirito di Dio. La comunità cristiana come non mai è convocata a prendere coscienza della propria vocazione, forse come non mai, o come in tempi lontani la Chiesa sta vivendo il tempo del rinnovamento, ma soprattutto il tempo in cui il Vangelo del Signore chiede fedeltà e autentica adesione.

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