giovedì 5 novembre 2015

Romani 14,7-12 e Luca 15,1-10
... siamo dunque del Signore!


Stando alle narrazioni del Vangelo, Gesù teneva relazioni con tutti, peccatori, pubblicani,  scribi e farisei; le sue parole sono una provocazione per tutti. Di fronte a loro, la parabola della pecora smarrita afferma non solo una lettura della realtà ma prima di tutto una affermazione circa la misericordia di Dio. Il cuore del Padre non si da pace se una sola delle pecore del gregge si è persa. Questa preoccupazione indipendentemente dall'essere la pecora smarrita, pubblicano o fariseo. Certamente la parabola ha una sua realtà dove trova significato, la presunzione di essere giusti degli scribi e farisei; il giudizio di condanna rivolto ai peccatori e pubblicani; ciò non toglie che Dio non preclude a nessuno la sua misericordia e tenerezza di Padre; per cui la gioia del cielo corrisponde semplicemente alla conversione del cuore di qualsiasi uomo che scopre o riscopre di appartenere in Cristo a Dio Padre. "Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore ...".

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