martedì 22 marzo 2016

Isaia 49,1-6 e Giovanni 13,21-38
... e satana entrò in lui ...

La drammaticità dell'ultima cena raggiunge l'espressione più cruda proprio nella figurazione del male che entra in Giuda, uno dei dodici, uno dei discepoli amati e voluti da Gesù (uno di quelli che lui stesso ha scelto). Il male va al cuore dell'amicizia, entra nel cuore del discepolo e dilaga nella notte, nella tenebra. Questa immagine contrasta con la dolcezza  del discepolo amato che china il capo sul petto di Gesù. Un contrasto fortissimo (forse voluto) che evidenzia come la volontà di Dio, la sua misericordia si spinge fino all'estremo e non si sottrae al confronto con la disperazione del male e continua a rivelarsi nel segno dell'amore. Tutto ciò diviene reale presenza, manifestazione e rivelazione del Padre, la sua Shekhinah, la sua "doksa", la gloria: "Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito." Quell'ora non esprime un tempo cronologico ma la puntualità di un evento della salvezza!

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