lunedì 7 marzo 2016

Isaia 65,17-21 e Giovanni 4,43-54
... Poiché creo Gerusalemme per la gioia ...


"Ecco, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato ..." Anche questa profezia si appoggia inevitabilmente sulla realtà presente. Anche se ai nostri occhi, sembra proprio che le attese su Gerusalemme vengano tradite, in realtà la profezia esprime sempre il desiderio di Dio che abita anche la contraddizione della realtà. Non possiamo limitarci a dire che la realtà è frutto dell'agire umano, e che si oppone alla volontà di Dio; possiamo invece affermare che la realtà è un cammino di libertà dove la fedeltà di Dio cerca il coinvolgimento dell'uomo per realizzarne la sua felicità: "chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto. Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto". La profezia descrive questo processo, e il desiderio che abita il cuore di Dio e dell'uomo ... Gerusalemme è la città della nostra gioia è la certezza dei cieli nuovi e della terra nuova. Oggi l'esercizio dall'ascolto è nel costatare come le parole di Gesù (la sua fedeltà) incontrano il nostro tempo e ci interpellano circa la nostra fede in lui: "il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia".

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