domenica 18 settembre 2016

Amos 8,4-7 / Salmo 112 / 1 Timoteo 2,1-8 / Luca 16,1-13
Povertà, povertà, povertà!

Una liturgia della parola che permette di entrare con chiarezza nei principi della dottrina sociale del cristiano, cioè nel tentativo di comprendere come la realtà della ricchezza si colloca nella vita di chi è discepolo di Gesù. Ci sono diversi concetti di base che emergono: un uomo ricco, da lui e di lui è ogni ricchezza. Tutto per il cristiano è in Dio e di Dio, tutto è in relazione alla creazione, nulla si sostiene senza la relazione con Dio, uomo ricco, neppure la ricchezza che è il denaro (che non è una divinità). L'amministratore, gestisce un patrimonio che non è suo, lui lo deve fare fruttare, ma neppure i frutti sono suoi.
In base a questi due principi, già comprendo come sia relativo il concetto di proprietà ... Nel Medioevo, in un modo simile la Chiesa ha sviluppato un concetto alternativo con il quale gestire la proprietà: l'enfiteusi. I beni venivano affidati in modo indeterminato, a un amministratore che usufruiva dei beni come se fossero suoi, garantendo un minimo di affitto, un riconoscimento al proprietario .... Ma la proprietà della massa dei beni (detta mensa vescovile) restava della comunità, che li affidava alla responsabilità del vescovo portempore. In realtà tutto questo corrisponde al modo in cui è possibile vivere la "povertà evangelica".
I beni e la ricchezza, servono per sostenere la vita dell'uomo. La proprietà privata non garantisce la vita dell'uomo, ma la vita di alcuni. Il nostro principio moderno di proprietà privata, un diritto inalienabile ormai, si fonda su una sorta di egocentrismo egoistico. Per questo occorre ricondurlo cristianamente al senso dell'amministrazione oculata e caritatevole dei beni. Amministrare significa esercitare la carità economica, non semplicemente gestire. Anche l'amministratore della parabola intuisce questa necessità, e nel suo essere disonesto, in realtà fa delle scelte amministrative che vanno a sollevare i fratelli dal peso e dalla schiavitù legata al denaro.
La ricchezza e il denaro, sono pure a servizio della libertà, cosa invece che oggi sembra opposta, anzi, ricchezza e denaro inducono il sorgere di schiavitù.
Il discepolo deve educarsi all'amministrazione dei beni della creazione, non al possesso, deve vivere l'amministrazione come servizio all'opera di Dio, non come l'arte del proprio tornaconto.

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