martedì 27 settembre 2016

Giobbe 3,1-23 e Luca 9,51-56
La meta del cammino


Ci scoraggiamo per la fatica del camminare, e nelle situazioni di crisi smarriamo il perché del cammino e la visione della meta. L'amarezza e lo sconforto di Giobbe, fanno da sfondo a una vicenda umana che riconosciamo spesso condizione di molti; al punto che la morte, come condizione estrema sembra la soluzione liberante e complessiva. Ma per Gesù la morte non è la meta del cammino, la meta è Gerusalemme. La meta del suo camminare, dalla Galilea, dove le folle lo acclamano; attraverso la Samaria, dove sperimenta il rifiuto; è la città di Dio, la città del Signore degli eserciti; la sua dimora per sempre. Il cristiano attraverso Gesù impara a conoscere la meta e a non confonderla con un tratto del cammino, anche se un tratto impegnativo e che segna profondamente. L'indurimento del volto: "la ferma decisione", rappresenta la consapevolezza di una scelta già fatta fino in fondo, ma la scelta risoluta non esclude la prova e la fatica.

Nessun commento:

Posta un commento