domenica 4 settembre 2016

Sapienza 9,13-18 / Salmo 89 / Filèmone 1,9-10.12-17 / Luca 14,25-33
Tra odio e povertà ...


Quell'odiare, detto da Gesù, mette non pochi in difficoltà, per cui gli studiosi si sono messi al lavoro e hanno scoperto, confrontando il senso, i significati i passaggi dall'aramaico antico, all'ebraico, al greco e al latino, che in realtà il contenuto più opportuno sarebbe "amare di meno", non allo stesso modo, amare con una preferenza, una priorità.
Sospiro di sollievo, infatti come sarebbe possibile che chi ci insegna ad amare il prossimo chieda di odiare i genitori, la moglie, i figli?
La proposta di Gesù è una provocazione: "tu Signore ti rivolgi a me, e per convincermi a seguirti, mi scuoti nel profondo" perché nulla di me sia differente alla tua proposta. Oltre alla  necessità di "odiare" i propri famigliari, l'evangelista Luca ci chiama a confrontarci con l'amare di meno la nostra vita, per desiderare la vita come quella di Cristo; e la necessità di amare di più la propria croce. Poi aggiunge che il discepolo deve progettare e inventare il modo attraverso il quale l'essere discepolo si costruisce nella realtà. Ma in ultimo tutto sfocia in un "dunque, ogni uno di voi che non rinuncia a tutti i di sé beni non può essere di me discepolo".
Cerchiamo di comprendere bene. Per essere discepolo di Gesù è necessario progettare il discepolato. Non è frutto di suggestioni o di facili entusiasmi. Un esempio può essere oggi, "Madre Teresa di Calcutta", quella piccola suora che oggi sarà innalzata alla gloria degli altari. Lei per capire come essere discepola del Signore, molto a progettato e  pensato nella sua vita. Non è stato subito facile capire in che modo Gesù le chiedesse di testimoniare il suo amore per lui. E quando Maria Teresa intuisce la strada, quella dei poveri di Calcutta, in quel momento il progetto prende forma e da forma alla realtà. Lei vivendo la povertà riesce ad essere vicina a quei poveri che erano realmente poveri.

Prendersi cura della nostra povertà.
La croce è la scelta dei poveri, fino all'ultimo povero. Gesù in croce ci sta per amore dell'ultimo povero dell'universo, anche quello deve salvare.
Quando madre Teresa di Calcutta dopo le ore passate per le strade portava a casa un moribondo, in realtà portava a casa il corpo esanime e ferito del Signore. La povertà di quell'uomo si attaccava alla sua vita, e lei non poteva che donare sé stessa.
Occorre che la povertà si attacchi alla nostra stessa vita. Occorre imparare ad amare i poveri. Occorre non chiudere gli occhi, con l'indifferenza e lo scarto per i fratelli.
Oggi chi sono i poveri dai quali posso trarre il contagio?
Sono i Cristiani di Aleppo; sono i profughi dalla Libia; sono i terremotati del centro Italia; sono quelli di cui so che un aiuto non guasta mai..

Nessun commento:

Posta un commento