domenica 30 luglio 2017

1 Re 3,5-12 / Salmo 118 / Romani 8,28-30 / Matteo 13,44-52
Il regno dei cieli, il tesoro, un mercante, una rete ...

E se nelle svariate immagini esistesse anche l'ipotesi che ciascuno discepolo del Signore è il Regno dei cieli? Ipotesi non poi così impropria, in ragione della nostra partecipazione al disegno di Dio Padre: "poiché siamo predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo".
Per cui, ecco, ciascuno di noi nella sua esistenza è una rete gettata nel mare della vita, che raccoglie ogni genere di cose; ma se da giovani e "stolti" si ha la tentazione di trattenere tutto, divenuto adulto, col tempo, "saggiamente" si è condotti a scartare ciò che è buono da ciò che è cattivo. Scartare è gettare la zizzania della vita: ciò che è nella rete e la rende pesante e incapace di raccogliere altro. Nel Vangelo si parla di scartare ciò che è marcio, ma anche ciò che marcisce!
Nelle immagini paraboliche, scartare significa anche selezionare la zizzania, raccoglierla per essere bruciata nel fuoco; diversamente soffoca e infesta il buon seme della Parola del Signore.
Ma nel nostro prendere coscienza della dignità di essere "figlio del regno", inevitabilmente, veniamo condotti a trattenere ciò che è buono.
Mentre la nostra ipocrisia ci spinge ad attaccarci alla zizzania che è come dire "la ricchezza non è la felicità, però aiuta ad essere felici", ma in questo modo nessuno andrà mai oltre la ricchezza delle cose, nella ricerca della ricchezza che è Gesù. Questo almeno fintanto che ci ostiniamo a restare "giovani e stolti", reti che gettate nel mare raccolgono ogni cosa senza discernere.
Ma quando come discepolo inizio a seguire il Signore ... Ecco che ciò che è buono ci appare davanti: è una scoperta che ti lascia esterrefatto, appunto come scoperta del buon seme, che in te, ha prodotto il cento, il sessanta e il trenta.
È a questo punto della nostra esistenza che comprendiamo che essere cristiani significa essere felici/beati ben oltre le "cose che possiedi", ben oltre tutte le ricchezze che ti surrogano la felicità. Le cose tuttalpiù sono strumenti, ma non sono il "tesoro nascosto nel campo", che ora, trovato, tu stesso vuoi possedere ad ogni costo, anche al prezzo più alto ed esclusivo: "poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo".
Se abbiamo visto anche solo una volta la perla preziosa è bella che è Gesù e la sua Parola, da quel momento non smetterò neppure un giorno della vita di ricercarla come un mercante di perle preziose, un mercante di quella parola che è unica ricchezza ed unica felicità.
La Parola è il buon seme che Gesù seminatore getta nella storia e nel tempo, perché un uomo, di fronte ad essa possa scoprirsi discepolo del regno dei cieli, ma è in questa scoperta che egli rigenera tutta la sua vita con quella sapienza di chi vuole essere felice e conosce come esserlo.

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