domenica 9 luglio 2017

Zaccaria 9,9-10 / Salmo 144 / Romani 8,9.11-13 / Matteo 11,25-30
Trovate ristoro, tenerezza e amorevolezza di Gesù.

Nessuno, Padre, ti conosce se non chi conosce me ...
Queste parole di Gesù ci mettono tutti in una stranissima posizione e di fronte ad un interrogativo: io, cosa conosco di Dio?
Il rischio è di dover ammettere di non conoscere "proprio nulla " ... O forse poco poco! Perché?
Perché ci fidiamo di immagini e concetti che abitano i nostri ragionamenti e che soddisfano le nostre idee, ma che in realtà hanno ben poco a che fare con Dio.
In questo modo ci immaginiamo un Dio padre, più intento a spiare la nostra vita e quasi a giudicare ogni nostro respiro, piuttosto che quel Dio padre che Gesù ci ha raccontato. Ma ... forse noi vogliamo un Dio così severo, dal quale difenderci, per poterlo tenere ai margini della nostra vita, mai coinvolto pienamente, perché mai conosciuto fino in fondo.
"Ti benefico Padre" perché ti nascondi ai dotti e agli intelligenti, a coloro che sanno troppo  di tutto; a loro sfugge la semplicità di Dio che si rende evidente nella vita di chi ci ama; anche noi cristiani rischiamo di essere troppo sapienti e intelligenti per riconoscere la semplicità e bellezza dell'amore. Tutto questo non è un concetto ma è frutto è conseguenza di esperienza.
A questa conoscenza di Dio - esperienza personale fatta anche da Gesù - corrisponde pure la tenerezza della sua vicinanza del suo esserci accanto.
Ci sono momenti della vita nei quali vogliamo, chiediamo di poter conoscere Dio, di poterci accostare a Lui, di sentirlo accanto. Quegli stessi momenti, spesso drammatici e di crisi, sono lo stesso spazio in cui fare esperienza della tenerezza di cui parla il Signore: "venite a me voi che siete stanchi e oppressi, e troverete ristoro!"
Ma esiste questo luogo di ristoro? In cosa consiste?
Credo che si tratti di questo:
Il Santo Curato d'Ars incontrava spesso, in Chiesa, un semplice contadino della sua Parrocchia. Inginocchiato davanti al Tabernacolo, il brav'uomo rimaneva per ore immobile, senza muovere le labbra. Un giorno, il Parroco gli chiese: "Cosa fai qui così  a lungo?". "Semplicissimo, rispose. Egli guarda me ed io guardo Lui".
Il ristoro credo che sia proprio questa situazione: Puoi andare al tabernacolo così come sei. Con il tuo carico di paure, incertezze, distrazioni, confusione, speranze e tradimenti. Avrai una risposta straordinaria: "Io sono qui!".
"Che ne sarà di me, dal momento che tutto è così incerto?". "Io sono qui!".
"Non so cosa rispondere, come reagire, come decidermi nella situazione difficile che mi attende". "Io sono qui!".
"La strada è così lunga, io sono così piccolo e stanco e solo...". "Io sono qui!".
... Stiamo troppo poco in ginocchio davanti al tabernacolo, troppo poco!

Nessun commento:

Posta un commento