domenica 3 ottobre 2021

Non è bene essere soli ...

Gen 2,18-24;  Sal 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16


"Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina". Ok 
Queste parole di Gesù, ci riportano immediatamente al senso più profondo è vero del racconto della Genesi, lì dove nei capitoli primo e secondo viene narrata la creazione dell'uomo e della donna, ma oltre a questo Gesù prende subito le distanze dalle interpretazioni umane e strumentali che si è fatto in nome di Mose per giustificare delle norme morali e di comportamento.
Innanzi tutto occorre sfatare l'idea che i racconti del libro della Genesi siano mitologie o racconti fantasiosi che servono per rappresentare la creazione del mondo; una sorta di epopea cosmologica.
No, anzi occorre ricordare che spesso la nostra mancanza di conoscenza della Sacra Scrittura ci porta a leggere con distrazione e superficialità queste pagine.
Questi racconti infatti, costituiscono la sintesi di una profonda riflessione teologica (su Dio) e antropologica (sull'uomo).
che trae dalle immagini delle culture nelle quali si è sviluppata le situazioni e le forme che noi oggi conosciamo.
Queste pagine possono illuminare il nostro cammino di uomini e donne in un contesto estremamente confuso e contraddittorio come quello della nostra cultura; come anche costituire un argine di fronte ad un ritorno a esperienze disumane e barbare.
Lo sfondo di questi capitoli a cui Gesù fa radicale riferimento è la creazione, l'opera di Dio in cui si comprendono l’armonia di tre relazioni – con Lui (Dio); con le cose che ci ha dato (il mondo); con gli uomini e le donne (il prossimo), - una armonia che da subito trova la sua corruzione a causa della libertà umana capace di scelte alternative, come l'allontanarsi da Dio (secolarizzazione); la devastazione della natura (inquinamento); la violenza per il proprio simile (femminicidio, schiavitù e sottomissione).
Al cuore di tutto questo c'è l'uomo la donna, da cui oltre tutto, ha origine la famiglia così come noi la conosciamo.
Questa terza relazione è, dice il testo ebraico, una relazione tra uguali: l’uomo cerca nella donna un “aiuto”, ovvero una persona che “stia davanti a sé”, un’alleata con la quale stare “di fronte”, con gli occhi negli occhi. 
Si intuisce immediatamente che questo rapporto è di uguaglianza, di rispetto e di diversità.
È emblematico che solo dopo quel sonno, che riporta Adamo, che in ebraico non è nè maschi e nè femmina, ma un neutro; Dio realizza una nuova creazione che  si concretizza nell'uomo (his, maschile) e nella donna (hissa, femminile). Ma ciò che accompagna e caratterizza questa dualità è che devono essere una carne sola, come dire saranno completi solo nella comunione della diversità, altrimenti sarà solo una solitudine esistenziale incolmabile.
La tradizione ebraica antica di oltre 2000 anni, così descrive l'origine della donna da una costola la di Adamo: "La donna è uscita dalla costola dell’uomo, non dai piedi perché dovesse essere calpestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale, un po’ più in basso del braccio per essere protetta, e dal lato del cuore per essere amata".
La seconda relazione ci conduce a vedere nell'uomo e nella donna dei veri custodi del creato. Azione che non si esaurisce nel ruolo quasi di portinaio, quasi una professione; ma il custodire presuppone una volontà di farsi carico di una tutela amorevole (Laudato sì). Tutto questo non ha nulla di strumentale, ma ci svela il maturare di una responsabilità di chi è parte del creato e non semplice conquistatore.
È ora la prima relazione, quella con Dio, si fonda sul nostro essere a sua immagine, al punto che si potrebbe dire siamo i legali rappresentanti, gli amministratori delegati del Padre cielo. Ma questo nulla ha a che vedere con l'amministrazione dei beni della terra, quanto piuttosto con la paternità di Dio; è la nostra figliolanza che ci fa eredi e amministratori dei beni eterni.
Ecco allora, come dice Gesù - "ma all'inizio della creazione" - la Scrittura di oggi, ci riporta a ciò che c'è all'origine, ci riconduce all'amore come motivazione del vincolo tra uomo e donna; ci sostiene nel riscoprire l'amore come strada della misericordia e del perdono, dell'affetto e della passione. Se si dimentica l'amore come collante tra un uomo e una donna, divorziare non solo è legittimo e giusto - come dicono i farisei - ma forse il più delle volte diventerebbe indispensabile.
Gesù disconoscendo tutte le convenzioni sociali e le leggi umane, rivestite di autorevolezza divina, ci mette tutti allo scoperto, e chiama in causa la nostra durezza di cuore, la nostra resistenza a lasciare che sia la legge dell'amore ad avere la priorità rispetto a tutto.


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