venerdì 15 ottobre 2021

La mia fede

Romani 4,1-8 e Luca 12,1-7


"Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia". La vita di fede è una esperienza che non possiamo contenerla all'interno di regole morali o di riti religiosi. La Fede si iscrive invece nella nostra identità personale. Non è semplicemente un atto di volontà, e neppure il frutto di un ragionamento, ma è l'espressine di ciò che la nostra natura umana percepisce della propria identità più profonda: la fede dice il nostro essere di Dio, da Dio e per Dio.
Paolo nella lettera ai Romani, esprime questa consapevolezza partendo dalle conseguenze della fede in Gesù Cristo, per cui anche il patriarca Abramo partecipa della stessa condizione di fede. Proprio fissando lo sguardo su Abramo, possiamo riscoprire la profondità della nostra fede: egli  ascolta la voce di Dio, la riconosce tra mille, la riconosce a partire dalla propria vita, nella profondità di sé stesso; la riconosce  come accade per la voce della persona amata; la segue senza esitazione ed esce dalla terra dove vive nomade ma anche ben radicato per mettersi in cerca di una terra ignota mosso dalla fiducia in ciò che sentiva. Arrivato cerca di viverci in pace con chi già la abitava; vive l'accoglienza; vive il conflitto con i parenti e continua a fidarsi pur sperimentando il prolungarsi del compimento delle promesse. Vive in abbandono e si fida anche quando gli viene chiesto di sacrificare il figlio sul monte. 
La fede esprime la vita di Abramo, si innerva nelle sue opere e nel suo agire, racconta il suo desiderio profondo e il suo sguardo verso l'avvenire.
La fede è un fatto di profondità: la fiducia zampilla dalle profondità, è una “sorgente paziente e dolce, più forte” di qualsiasi “torrente” (b.Ch.deFoucauld). 


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