martedì 19 ottobre 2021

Peccato e grazia ... Una domanda attuale.

Romani 5,12-21 e Luca 12,35-38


Paolo parla di peccato e di giustificazione, ne parla in un modo esplicito mettendo in evidenza la stretta relazione tra la nostra morte e il peccato. Credo che la percezione del peccato nel mondo greco-romano fosse molto diversa da quella che anche oggi si manifesta nel nostro contesto post-moderno e post-cristiano. L'uomo moderno, a differenza di quello pagano, non ha più famigliarità con il concetto di peccato. L'idea di peccato ci conduce a sentirci nella diretta dipendenza da Dio; l'idea del peccato condiziona l'aspirazione ad una piena autonomia e all'autodeterminazione della vita. Proprio per questo oggi, risulta estremamente difficile accostarsi alla riconciliazione e accogliere il discorso cristiano della remissione dei peccati, e ancor di più quello della giustificazione come grazia; della Misericordia di Dio.
Essendo venuto meno la prassi sacrificale (l'offerta alla divinità dei sacrifici) e la modalità rituale che rappresentava l'esperienza del divino, anche la coscienza e la consapevolezza di peccato viene ad essere alterata. Il peccato era la percezione di una opposizione tra la mia vita, le mie scelte e la volontà della divinità e le sue leggi. 
Ma oggi per me che cosa è la coscienza e consapevolezza del peccato?
Che cosa significa la grazia di Dio nella mia vita?
Ritengo che la grazia sia sentire e riconoscere che la nostra vita è abitata dall'amore di Dio, dalla sua stessa vita. Ogni peccato ha come origine il rifiuto di questo dono di amore, è voler vivere in forza di sé stessi, escludendo Dio dalla propria esistenza. 

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