domenica 31 ottobre 2021

Vicini e lontani dal Regno di Dio ...

Dt 6,2-6; Sal 17; Eb 7,23-28; Mc 12,28-34


"Ascolta Israele" ... Queste parole sono molto, molto, molto importanti, esse sono all'inizio di quel brano che identifichiamo come la professione di fede del pio israelita riportata nel libro del Detuteronomio. Essa dice l'abbandono alla fedeltà di Yhwh; dice di ascoltare perché si possa essere felici; dice di ascoltare colui che per è unico e che rappresenta ciò che fa la differenza.
"Ascolta!", in ebraico Shema’, è sinonimo di “obbedire”: per l'uomo biblico, l'ascolto parte da un’adesione intima e non da un sentire esterno; si tratta di un ascoltare attento per poter corrispondere; si ascolta ciò che è importante e necessario alla vita; io oserei dire che si ascolta chi si ama, si ascolta per amore e per poter amare.
Non a caso, per l'israelita, il vertice dell'amore è rappresentato da Dio: per cui l'ascolto è rivolto a Yhwh al solo e unico  Signore, colui che è il nostro Dio", colui che ha con noi un legame di amore che si esprime in un patto.
Anche Gesù riprende quell'espressione: "ascolta Israele ...", perché è proprio lui il primo a mettersi in ascolto del Padre. È lui che ascolta il Padre e quindi a noi parla di quell'ascolto unico e obbediente che riecheggia di amorevolezza e fedeltà (amore e alleanza).
Ma noi cosa ascoltiamo? Cosa sentono i nostri orecchi? Cosa ascoltiamo di Dio?
Noi che che cosa ascoltiamo? Le chiacchiere del mondo? Le parole sconcertanti dei politici? Il rumore assordante e snervante del nostro tempo che sfigura il nostro umano? Di che cosa è fatto il nostro ascolto intimo?
È fatto delle leggi che ci impegnano nel nostro agire? Oppure di norme e precetti da osservare?
Sembra invece che la scrittura, la Parola, dica tutt'altro, cioè  che prima di tutto noi ascoltiamo le parole di amore che Dio ha per noi, le parole di un Padre verso il proprio figlio prediletto. E che parole sono quelle di un padre per suo figlio?
Di fronte a questa pagina di Vangelo, ci areniamo su quelle parole nelle quali sperimentiamo solo la nostra inadeguatezza cioè: "amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza"; potremo mai riuscirci?!
Parole rispetto alle quali saremo sempre manchevoli, parole che al più percepiamo come un proposito esistenziale, o come un esortazione morale-spirituale da introdurre nella vita.
Quando Gesù cita il passo del Deuteronomio, introduce una variante suggestiva, che non si limita a ribadire all'amore a Dio, ma unisce il comandamento dell'amore al prossimo.
Questa aggiunta, o integrazione, intenzionalmente voluta da Gesù, dilata l'ascolto - cioè l'amore - di ciò che dice Dio all'ascolto di ciò che dice il tuo prossimo, il tuo fratello.
Noi Difficilmente saremo capaci di dire con esattezza cosa significa ascoltare e amare, forse anche perché il nostro amare è una esperienza di fragilità, di umanità, di sofferenza e di peccato che si fondono insieme nella complessa realtà delle nostre relazioni.
Uno dice di amare e poi si sente rifiutato ...
Uno dice di amare e poi è causa di delusione fin nelle più piccole aspettative ...
Uno dice di amare e quell'amore di trasforma in odio ...
A questo punto posso solo dire che nessuno di noi è capace di amare ...
Ci si prova e ... Non ci si riesce ...
Per certi versi, è meglio non amare ... Meglio difendersi dalle conseguenze dell'amore!
No, Gesù allo Scriba della Legge dice che deve imparare ad ascoltare Yhwh (Dio), e da quell'ascolto conoscerà l'amore, e scoprirà che è nelle relazioni con il prossimo che si genera l'amore: ecco che le nostre relazioni sono sorgente di amore. 
- Amare è una carezza di tenerezza ... Tutti la capiamo;
- Amare è il soffio caldo del sussurrare la parola ti amo ... Tutti la desideriamo;
- Amare è la vicinanza di colui che ti possiede ... Tutti l'aspettiamo;
- Amare è sentirsi importante per qualcuno che non è per caso ... Tutti lo speriamo;
- Amare è perdere se stessi e annullarsi nel cuore di un altro ... Un dolce naufragio;
- Amare è uno spazio di eternità, per non smarrire mai sé stessi per sempre ... È dare senso alla vita.
Ecco che partire dall'ascolto di Dio, significa partire da una esperienza vera e concreta. Significa partire da noi stessi, significa ascoltare la nostra interiorità, questo  richiede il coinvolgimento di tutto noi stessi del cuore, dell’anima e delle forze. Cioè, occorre che il pensare, fremere, operare, scegliere, sia in attenzione verso Dio.
Ecco allora che dall'ascoltare sgorga l'amore che come un fiume ti trascina fino al regno di Dio, ovvero, Gesù dice allo scriba, se ami, non sei lontano da me e dai miei sentimenti, cioè dal regno di Dio che si riversa nella nostra povera storia umana.

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