martedì 8 marzo 2022

Azione e reazione

Levitico 19,1-2.11-18 e Matteo 25,31-46

Il nostro modo di esprimere le relazioni si concretizza in un costante rapporto tra azione e reazione. I nostri sentimenti, le nostre strutture interiori, sono il filtro del mostro agire e del nostro reagire. Spesso tutto si muove per istintività, per impulsività, per emotività.
Che cosa c'è al cuore delle nostre relazioni? Dobbiamo ammetterlo, c'è sempre il nostro io, questo ingombrante io,  questo spesso egoista io. Ma esiste una possibilità alternativa al nostro esuberante io che ci spinge ad agire e reagire? Le parole di Gesù, quando dice: "lo avete fatto a me", devono interrogarci, devono metterci in difficoltà proprio nel nostro agire e reagire. Quelle parole: "l'avete fatto a me", risuonano per importanza e forza come quelle dell'ultima cena: "fate questo in memoria di me!"
Ecco allora che Gesù ci dice che la nostra intimità con lui, la nostra amicizia con lui è capace di dare senso alle nostre relazioni con gli altri. È capace di trasformare il nostro agire da egoistico ed autoreferenziale in vera esperienza di amore; nello sporcarci le mani con la loro vita; in un vero fare per i fratelli.
Come è bello sentirsi abbracciare, come è bello potersi abbracciare e sentire nella carne dei fratelli il dono del loro amore ... E se tutto questo fosse lo spazio di Dio, il modo in cui Gesù diviene parte della nostra vita? Allora le sue parole non sono semplici congetture, ma esprimono la sacralità delle nostre reazioni capaci dell'abbraccio e della vicinanza di Dio. In chi ho accanto esprimo la sacralità della relazione; in chi ha fame e sete esprimo la stessa sacralità, come pure nel rivestire, accudire e consolare esprimo la sacralità della relazione, perché è umana, gli appartiene.

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