mercoledì 30 marzo 2022

Un discorso che deve fare pensare

Isaia 49,8-15 e Giovanni 5,17-30 

I primi versetti del vangelo di oggi, rappresentano ben più di una spiegazione sintetica e redazionale di ciò che accade e, anticipatamente dire che Gesù sarebbe stato ucciso. Gesù è salito a Gerusalemme (seconda volta) per una festa giudaica, non sappiamo quale (secondo alcuni si tratta della pasqua: "la festa"); ma insieme giunge, anche, tutta la sua nomea e ancor prima le sue parole e i segni che egli ha compito in Galilea. Ora Giovanni, ancora una volta, entra in profondità, per non lasciare tutto a una cronaca narrativa e ci mette di fronte alle dinamiche che si sviluppano tra scribi, farisei e Gesù, come anche ciò che Gesù non evita di dire di sé stesso. Per Giovanni non è un mistero che Gesù è la manifestazione più alta della misericordia di Dio: un Dio che si piega verso l’umanità per innalzarla alla sua divinità, cioé dare la vera vita. Questa pienezza si rivela in Gesù nel momento stesso in cui lo si riconosce figlio dell’uomo. Per questo Gesù pone il suo operare e agire nello stesso spazio dell'agire e dell'operare di Dio. È importante a questo punto accostare alla persona di Gesù il contenuto esplicito delle sue parole, perché diversamente il suo agire resta un fatto straordinario ma privo di prospettiva salvifica. Noi abbiamo bisogno di un Gesù a tutto tondo, perché sia compagno del nostro quotidiano.




Nessun commento:

Posta un commento