lunedì 28 marzo 2022

Non teniamo la fede a "stecchetto"

Isaia 65,17-21 e Giovanni 4,43-54


Quante volte ci siamo sentiti aridi e privi di speranza di fonte al dolore? Quando la percezione che abbiamo di noi stessi è di essere lontani …, di esserci allontanati dal Signore? Quando una sorta di indifferenza, non colpevole, completamente ci prosciuga il desiderio di infinito e di ciò che è eterno?
Ma è proprio in un momento di così grande criticità, come anche per questo padre, funzionario del re, che Gesù invita a fare un atto di fede nelle sue parole: “Tuo figlio vive!”
È nello spazio di questo incontro che anche noi possiamo entrare nella dinamica dell'atto di fede.
Il nostro atto di fede non si misura con le Messe partecipate, o con le preghiere recitate e neanche per tutte le opere buone, che con rinuncia ad altro, abbiamo fatto.
La fede è fatta di un moto del cuore e della mente, di un andare a cercare Gesù; la fede è fatta di accoglienza di una parola, ciò che Gesù dice; la fede è fatta di domanda: "Gesù metti un senso al mio vivere, disintegrato da ciò che accade". Sono i tre passi della fede che consentono di spostare le montagne. Sono indispensabili non solo per salvare un figlio dalla morte, ma anche per ridarci speranza quando il dolore ci fa sentire più aridi, lontani e allontanati dal Signore.è di questo atto di affidamento che la fede si nutre.

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