sabato 5 marzo 2022

Esperienze al limite

Isaia 58,9-14 e Luca 5,27-32


Il testo di Isaia illumina senza veli, quella ipocrisia che spesso accompagna il nostro vivere ed agire cristiano e non solo. Con infinita tristezza, e con imbarazzo, guardiamo come l’invidia, la mormorazione, l’attaccamento alla giustizia meschina ci rende ciechi di fronte alle possibilità di riscatto e cambiamento. Isaia chiede fiducia alla proposta-presenza di Dio, collegando tutto alla fedeltà alle promesse fatte ai padri; quelle promesse non sono mai state cancellate.
La forza di quelle promesse risuona nelle parole e negli atteggiamenti di Gesù, che il Vangelo riassume nella frase conosciuta: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano". La fedeltà alle promesse diviene un appello al recupero di ogni possibilità di bene e di vero. La mostra umanità è lo spazio da recuperare. Ed ecco che, quando ci sediamo sulla nostra vita e ci ripieghiamo su noi stessi, quando non sembra esserci nulla di diverso per noi se non il pregiudizio degli altri, ecco che Gesù ci chiama, e se vede in noi un piccolissimo segno di desiderio di accoglierlo, egli ci sceglie; se non lo vede, egli spera di poterlo trovare, prima o poi. Questo è lo stile di Gesù e rappresenta il punto centrale di tutto il suo annuncio. Il pubblicano Matteo, non è una eccezione, ma è la norma.

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