martedì 16 agosto 2016

Ezechiele 28,1-10 e Matteo 19,23-30
Ecco, noi abbiamo abbandonato tutto ... O niente!


Pietro, a causa dell'amicizia con Gesù, si è coinvolto in una vicenda talmente impegnativa che ha lasciato la società di pesca, le barche, le reti, i compagni, portando con se il fratello Andrea e altri amici. Questa rinuncia, non è pacifica, non è ancora compensata nella logica della gratuità, del dono e del servire; la sua domanda allora non è retorica o fuori luogo: "noi abbiamo abbandonato tutte le cose e abbiamo seguito te; che cosa dunque sarà a noi?" Ma anche la risposta di Gesù non è così neutra; tutto d'ora in poi si misura nella relazione con Lui, il Signore. La pretesa di Gesù è di essere il criterio ultimo di ogni esperienza, di ogni decisione, di ogni speranza, perché con lui inizia la nuova creazione. Con Gesù i discepoli sono coinvolti in una "storia nuova" dove non c'è spazio per il compromesso con la ricchezza, e con l'attaccamento morboso alle cose e alle persone.  
Le domande che ci ritornano sono: la ricchezza è una condizione esclusiva o uno strumento per il bene comune? Se tu sei ricco e tuo fratello è povero, la tua ricchezza a cosa serve? Lasciare vuol dire perdere oppure essere Libero? Libertà dal possesso e la libertà nell'amore: tutto questo non è semplicemente una rinuncia. La libertà nell'amare è l'esperienza più bella e importante della nostra maturità umana.

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