sabato 20 agosto 2016

Ezechiele 43,1-7 e Matteo 23,1-12
Voi siete tutti fratelli ...


Una espressione, questa, "voi siete tutti fratelli ...", che per noi moderni rischia di essere fraintesa, è collegata allo stretto legame famigliare, per cui i fratelli rischiano di essere anche un po' scomodi, soprattutto se le relazioni tra famigliari sono difficili.
Un popolo di fratelli, è invece un concetto diverso; la fraternità prima di un vincolo esprime una appartenenza;  prima di un obbligo, un legame o un rispetto verso un altro, dice, secondo Gesù, la mia accoglienza dell'altro. In Israele parlare di fratelli significava includere un'ampia parentela; dire fratelli significava dire appartenenza "al popolo dei fratelli", alla cui origine c'è un padre e a seguire dei fratelli ...
In questo modo il vincolo famigliare si dilata e trasfigura nella appartenenza reciproca. Questa condizione non è legale, cioè non discende dalle leggi di Israele, ma si genera nel porsi a servizio dell'altro, recuperando l'indole di appartenenza nell'amore propria del Maestro che non è venuto per farsi servire ma per servire. In queste parole riecheggia il brano del capitolo 13 di Giovanni, della lavanda dei piedi. Quando ci laviamo i piedi l'un l'altro, diventiamo fratelli.

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